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Nicola Savino e il Natale con il Covid: «Sanremo? Un sogno che forse si realizzerà»

di Andrea Scarpa
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 27 Dicembre 2021, 07:17 - Ultimo agg. : 18:15
6 Minuti di Lettura

Il Natale se l'è fatto a casa, a Milano, da positivo. Se n'è accorto il 22 dicembre: 38 di febbre, occhi rossi e mal di gola e così all'ultimo momento si è bruciato le ferie programmate da tempo a Roma e Napoli («l'antigenico risultava negativo, poi ho fatto il molecolare e ho saputo di essere positivo mentre ero in auto per andare a fare il terzo vaccino»). Detto questo, per Nicola Savino, 54 anni, è un gran momento. Dopo aver condotto Le Iene fino al 22, dal 4 gennaio - sempre su Italia 1 - sarà alla guida di un nuovo programma, Back to School, cinque puntate in cui 25 personaggi più o meno noti rifaranno l'esame di quinta elementare (da Lory Del Santo a Vladimir Luxuria, da Totò Schillaci ad Antonella Elia, Giulia Salemi, Flavia Vento, Evaristo Beccalossi...). Dall'8 dicembre, invece, è al timone de Il giovane Old su RaiPlay (ultima puntata il 5 gennaio), show musicale con comici e ospiti di ogni tipo. E su Radio Deejay, ovviamente, ogni mattina è al suo posto al fianco di Linus a Deejay chiama Italia.

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Elena Capparelli, direttrice di RaiPlay, ha presentato Il giovane Old dicendosi innanzitutto molto felice del suo ritorno a casa. Lascia Mediaset?
«Il contratto con Mediaset scade a giugno e con loro mi sono trovato benissimo. Mi hanno anche dato il permesso di fare Il giovane Old, format a cui tengo tanto. Ho sperimentato, finalmente».


E pensare che nel 2010 Italia 1 la fece fuori togliendole la conduzione di Colorado.
«È vero. Le cose cambiano, però. E certi colpi servono anche a far crescere, oltre a creare nuove opportunità».


Però, sportivo.
«Crescendo si capisce, dopo un po', che serve tutto».

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Per Il giovane Old si è ispirato a Renzo Arbore e al suo indimenticabile Doc (87-89) oltre che al fondamentale romanzo di J. D. Salinger?
«No. Onestamente ho cercato di fare altro: dividere invece di accontentare tutti come si fa per la tv generalista. Ho fatto scelte forti per cercare di dare al pubblico un motivo importante per seguirci sul web. Ecco perché ho aperto questa serie con Forma e sostanza dei Csi cantata da Brunori Sas e Vasco Brondi, uno che non va neanche in radio. La musica in questo programma doveva essere particolare. Il nome Il giovane Old l'ho voluto io e ne sono molto fiero: mi rappresenta per quello che sono oggi. Avevo pensato anche a Panta Rai, ma questo è più bello».


Sempre con un completo alla Tony Manero color azzurro Viagra, si è messo a cantare anche Once in a Lifetime dei Talking Heads.
«Sì, con i Coma Cose, Ariete e gli Eugenio in via di Gioia. A dirigere tutti c'era il grande Vittorio Cosma. Amo quella musica. Abbiamo interpretato anche Rock The Casbah dei Clash».


Si è mai sentito escluso come Holden Caulfield del libro di Salinger?
«Da giovane sì, spesso. Quando una fidanzata mi lasciava, quando un'altra non voleva saperne di me, quando all'università studiavo per tre mesi Merceologia e poi prendevo 20 all'esame... Ecco, lì mi sono sentito il giovane Holden. Idem quando facevo i provini per le radio e non mi volevano. Roba pesante da mandar giù».


Visto che ha giocato con Il giovane Holden è impossibile non chiederle: da grande che farà?
«Al giovane Old abbiamo avuto il 28enne cantautore grossetano Lucio Corsi, che nel ritornello della sua Cosa faremo da grandi intona Perché nemmeno da vecchi sappiamo cosa faremo da grandi.... Sottoscrivo in pieno. Cosa farò? E chi lo sa? Cerco di crescere e imparare. Mi godo mia figlia che fra un po' vedrò sempre meno perché farà la sua vita».


Allora, visto il suo nuovo programma su Italia 1, mettiamola così: anche un bambino delle elementari sa che l'anno prossimo un degno erede di Amadeus a Sanremo potrebbe essere proprio lei, giusto?
«A quel bambino vorrei dire che per Sanremo non serve solo la competenza musicale, ma ci vuole anche un percorso sulla rete. Le cose vanno fatte per gradi. Diciamo che per me è un sogno che un giorno forse si realizzerà. Chi fa il mio lavoro e dice di non essere interessato a quel palco, mente. O non è sano di mente».

 
 
 
 
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Le mosse di Amadeus fin qui come le ha trovate?
«Il cast è fantastico: Blanco e Mahmood, Elisa, Emma, Rkomi... E poi Gianni Morandi e Massimo Ranieri... L'anno scorso si inventò la reunion dei Ricchi e Poveri e invitò i Maneskin: Amadeus è bravo, non si discute».


Il suo percorso, a 54 anni, ormai è molto lungo e vario: ha fatto di tutto. Forse le manca l'agente giusto? Uno come Lucio Presta, per esempio?
«Non credo. Non vorrei esagerare con la prudenza, però, penso che per me non sia ancora il momento. Potrebbe arrivare, però. In tv c'è meritocrazia. Chi arriva senza meritarselo, poi fa disastri. Questo è sicuro».


Quindi dice che a maggio, alla scadenza del contratto con Mediaset, non potrebbe...?
«Cosa? Io non dico niente, per carità».


Prudenza quasi democristiana, corrente dorotea. Vivere a Roma potrebbe aiutare?
«Potrebbe. La città è meravigliosa, ma io sono stanziale a Milano. Per me è come la mamma».


Uno di lungo corso come lei sa di sicuro navigare nelle acque politiche di una certa Rai, giusto?
«Mah. Io ho avuto solo un direttore molto politico, Antonio Marano, ex di Rai2, che da giovane era di sinistra e poi finì alla Lega. Mi diceva che ero un finto comunista quando ironizzavo sulla Padania e le ampolle con l'acqua del Po».


Lo era?
«No, zero. Mai stato di destra, però. So che la politica in Rai è ovunque, ma a parte lui - con cui ho fatto comunque tante cose belle - ho sempre lavorato con uomini di prodotto. Come Ilaria Dallatana, Angelo Teodoli, Fabio Di Iorio e Stefano Coletta (appena promosso da Fuortes responsabile per tutti i canali della fascia prime time, ndr)».


A quest'ultimo vuole ricordare che Savino c'è, lotta e guarda avanti?
«Certo. Io però sono ancora a Mediaset».


Dice che a Mediaset l'hanno trattata bene, però con Back to School prima doveva andare in onda a ottobre, poi a novembre, poi solo sul web e adesso a gennaio: cosa è successo?
«Niente. Normalissime strategie aziendali. Nessun problema».


Sembra un po' un format alla Gianni Ippoliti con Lori Del Santo, Flavia Vento, Giulia Salemi e tanti altri che rispondono alle domande di quinta elementare: verrà fuori la sua cifra perfida?
«Sono un Caronte che accompagna queste anime perse al confronto con la commissione d'esame. Non suggerisco e non massacro. Le domande saranno fatte quasi tutte da veri maestri elementari. E da bambini»


Sorprese?
«Giulia Salemi. Si è preparata per l'occasione».


E Lori Del Santo?
«Super, come sempre. Una che anche quando sbaglia ci ride su e ti porta subito dalla sua parte».


Il peggiore?
«Totò Schillaci. Gli mancano completamente le basi. Viene da una mondo che all'epoca aveva altre priorità. Ha la furbizia da aria rigore, però: ha cercato di copiare».


E l'altro ex giocatore, Evaristo Beccalossi?
«Genio inespresso. Un grandissimo».


Il migliore?
«Vladimir Luxuria. Colta, di mondo e risoltissima».


E dopo?
«Mi piacerebbe fare il bis de Il giovane Old. Me la sono spassata».

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