Non è l'Arena, giornalista ucraino Maistrouk minaccia di morte il collega russo Bobrovsky: «Ridi finché puoi, devi avere paura»

Giornalista ucraino Maistrouk minaccia di morte il collega russo Bobrovsky
Giornalista ucraino Maistrouk minaccia di morte il collega russo Bobrovsky
Martedì 5 Aprile 2022, 22:48 - Ultimo agg. 7 Aprile, 11:06
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Quando il confronto in tv trascende i limiti del sano agone politico si arriva anche a pronunciare minacce di morte. È quello che è successo su La7 a Non è l'Arena tra il reporter ucraino Vladislav Maistrouk e il collega russo Alexey Bobrovsky.

Ospiti di Massimo Giletti, i due giornalisti hanno cominciato a polemizzare dopo che Bobrovsky ha messo in discussione l'autenticità delle immagini dei civili morti a Bucha. Secondo il reporter russo si tratterebbe di fotomontaggi creati e diffusi dagli ucraini per minare l'immagine di Putin agli occhi dell'opinione pubblica.

Scandalizzato per lo spazio concesso al collega, Maistrouk ha chiesto a Giletti: «Quando si parla di Shoah si invitano in studio i negazionisti? Non è mai accaduto, è una realtà parallela». «Io non nego assolutamente», ha replicato l'altro, che tuttavia ha continauto a mettere in discussione il massacro perpetuato a Bucha.

A quel punto il reporter ucraino ha cominciato a rivolgersi in russo al collega, minacciandolo. «Complimenti, mi stai insultando in russo in una tv italiana.

Adesso traduco. Per tutti coloro che sono i mandanti, per tutti i propagandisti e gli esecutori dei crimini contro i civili ucraini, dovete avere paura fino all’ultimo giorno della vostra misera esistenza» ha riportato Bobrovsky.

Il giornalista ucraino, a quel punto, non si è più limitato: «Ridi fin che puoi, perché poi non riderai più. Abbi paura fino alla fine dei tuoi giorni, perché noi vi troveremo tutti, come ha fatto Israele dopo il 1972, troveremo tutti e li puniremo» ha detto Maistrouk, riferendosi ai terroristi delle Olimpiadi di Monaco 1972 uccisi dai servizi segreti israeliani. «E capirete finalmente la lezione di Dostoevskij, in 'Delitto e castigo'. Ridi fin che puoi, propagandista».

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