Raccontare il passato alla luce della nuova normalità, per scoprirlo attuale e utilizzarlo come medicina per frenare la perdita della memoria collettiva. Questo l’obiettivo di Ossi di Seppia, la serie “non fiction” prodotta da 42° Parallelo in onda su RaiPlay a partire dal 12 gennaio. Ventisei puntate per ricostruire, settimana dopo settimana, il puzzle di un paese complesso, riflettendo sui fatti attraverso le nuove chiavi di lettura fornite dal presente.
L’impensabile, la paura, ma anche la distruttiva mano dell’uomo sulla natura: questi i temi oggi dibattuti e che ritroviamo in tutti gli episodi di Ossi di Seppia, trasversali e sorprendentemente attuali.
Non solo testimonianze dirette ma anche immagini d’epoca fornite dal patrimonio rappresentato dalle teche Rai e rielaborate attraverso una scrittura emozionale e immersiva che le connette alla grande lezione del fotogiornalismo in un dialogo costante con gli scatti d’archivio. Il risultato è una valorizzazione, un racconto in profondità che mette in luce la memoria condivisa e sviluppa uno spazio per la riflessione, non solo sul passato, ma anche sull’insegnamento che possiamo trarne per leggere il futuro.
«Le storie che raccontiamo con “Ossi di seppia” – dice Elena Capparelli, Direttore RaiPlay e Digital - sono destinate prioritariamente ai giovani e giovanissimi. È un progetto ambizioso che vuole restituire valore alla memoria recente, trasformandola in qualcosa di pulsante e vivo per le nuove generazioni. Il nostro obiettivo - prosegue Capparelli - è andare in controtendenza rispetto alla velocità e alla massa indistinta di informazioni in cui siamo sempre più spesso sommersi, per offrire riflessioni e prospettive di lettura, attraverso il patrimonio delle Teche Rai, attraverso testimoni d’eccezione, ma soprattutto grazie ad una modalità narrativa moderna nel linguaggio e nel formato».
Ossi di Seppia diventa così anche un prezioso strumento per i millennials e per i ragazzi della generazione Z. Quei giovani che all’epoca dei fatti non erano nati o percepivano distrattamente le notizie filtrate dagli occhi dell’infanzia. L’esperimento di Ossi di Seppia - riconnettere le ultime generazioni a quel passato ancora recente - è coraggioso ma inderogabile. Ha l’ambizione di costruire un ponte che favorisca il confronto tra generazioni e dia vita a un nuovo immaginario collettivo, aprendo il dialogo su “chi eravamo e chi siamo”. Ma soprattutto su chi e cosa, come individui e come società, vogliamo diventare.