Carramba che Natale, il ritorno di Raffaella: «Io, icona gay, oltre il Tuca Tuca»

Raffaella Carrà
Raffaella Carrà
di Rita Vecchio
Martedì 27 Novembre 2018, 09:15 - Ultimo agg. 10:02
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«Non mi piaccio quasi mai, ma mi butto». Come per dire che sa andare oltre il Tuca Tuca. Così Raffaella Carrà ci prova. Si butta davvero e cede al suo primo disco natalizio. ”Ogni volta che è Natale”, appunto. Lennon, Sinatra, Cohen: la Raffa nazionale le ricanta con la produzione di Chiaravalle. Anche se ammette che il disco non lo avrebbe mai fatto se non fosse stato per Sony - etichetta per cui uscirà il 30 novembre - che le ha mandato oltre 60 canzoni di repertorio da scegliere. Gioia, speranza, positività sono l’anima del disco, tra lirica, cori e swing: il primo dopo la scomparsa di Gianni Boncompagni autore storico insieme a Bracardi e Olmi - a  22 da Carramba che rumba! «Mi hanno lasciato fare quasi tutto quello che volevo».

Perché “quasi” tutto?
«Mi hanno bocciato il reggaeton in Feliz Navidad. Avevo trovato un rapper americano per la intro ed era bellissima. La canterei, per sfregio, come vorrei io in tv (esplode nella sua risata di sempre, ndr)»

Il disco?
«È dai mille colori, pieno di gioia e speranza. White Christmas è swing alla Frank Sinatra. Happy Xmas (War is Over) di John Lennon diventa un valzer, Hallelujah di Leonard Cohen è lirica con due cantanti e orchestra. C’è anche un inedito, Chi l’ha detto, scritta da Daniele Magro (ex concorrente di X Factor, ora autore, ndr)». 

Lei da sempre è icona gay. Nel video dell’inedito c’è un riferimento alla  coppia omosessuale.
«Era giusto ci fosse. Ho cominciato a capire questo mondo quando mi cominciarono a scrivere alcuni ragazzi gay, incompresi dalle loro famiglie. Sono diventata la loro icona. Mi invitano di continuo a feste e appuntamenti. L’anno scorso al Pride di Madrid ho approfittato e ho preso tutti i gay spagnoli in un colpo solo». 

A proposito, i riconoscimenti le arrivano più dalla Spagna che non dall’Italia.
«A me interessa che la gente mi voglia bene anche se non mi vede in tv. Se non mi danno il Cavalierato del lavoro, fa niente. Non voglio raccomandazioni. Da poco sono stata nominata Dama al Orden del Mérito Civil di Spagna. E prima, il premio di re Juan Carlos. Lì ci incontrai Andreotti: “Non si preoccupi, onorevole, non le rubo il governo”, gli dissi». 

È un simbolo anche per le donne.
«Mi seguono, perché sono dalla loro parte. Lo faccio anche in privato. Serve ironia. Se te la tiri, sei rovinata».

Cosa augura? 
«Vorrei si buttasse nel cestino il verbo “litigare”. Troppa violenza. E spesso sulle donne. Si deve contare fino a cento, e non accettare mai un ultimo appuntamento per chiudere una storia».

Baudo a Sanremo Giovani e la Carrà ospite?
«Non ho nessun invito, ma nemmeno ci andrei. Li guarderò dal mio divano».

Comincerebbe la carriera con un talent?
«Mi prende alla sprovvista. Il talent è solo cantare o ballare. Nella vita bisogna pure presentare». 

Andrà in tv?
«Non credo. A parte fare l’ospite da Carlo Conti nella serata speciale per lo Zecchino d'Oro e da Fazio a Che Tempo che fa».  

In tour? 
«No. Ho una certa età. E più che una cantante sono una showwoman…»

Cosa spera? 
«Di riempire con un disco d’oro lo spazio ancora vuoto della mia parete. Fate voi…» 
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