Il figlio di Riina in tv a Porta a Porta: «Amo mio padre, io non lo giudico». Vertici Rai convocati dall'Antimafia

Il figlio di Riina in tv a Porta a Porta: «Amo mio padre, io non lo giudico». Vertici Rai convocati dall'Antimafia
Mercoledì 6 Aprile 2016, 13:45 - Ultimo agg. 7 Aprile, 19:11
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L'intervista di Bruno Vespa a Salvo Riina, figlio del boss Totò Riina, per Porta a Porta, la prima in tv, scatena polemiche ancora prima di andare in onda. 
 



E subito dopo la trasmissione è arrivata puntale la convocazione dei vertici Rai dall'Antimafia: «Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se andrà in onda l'intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che Porta a Porta si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all'Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai», aveva infatti annunciato prima della trasmissione la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. 

Vespa dunque non è arretrato di un passo. E ieri alle 23,15 è andata in onda l'intervista registrata a Salvo Riina. Il figlio del boss dei boss ha ricordato i sedici anni accanto al padre latitante, l'immagine di Totò Riina dinanzi al televisore che trasmetteva le stragi di Capaci e via D'Amelio, i silenzi in una famiglia che sapeva e non parlava. Salvo Riina si è rifiutato di rispondere alle domande di Vespa su Falcone e Borsellino. Nessuna presa di distanza dai molti delitti del padre, nonostante i ripetuti inviti del giornalista. L'intervista è stata poi commentata in studio da Antonio Emanuele Schifani, figlio di uno degli agenti della scorta di Falcone, da Giuseppe Enrico Di Trapani del Comitato Addiopizzo, da Luigi Li Gotti, difensore di Buscetta e di Brusca e dal giornalista Felice Cavallaro.   

«C'è un limite al diritto di cronaca ed è quello del rispetto di una coscienza del Paese. La messa in onda a Porta a Porta di una intervista per la presentazione del libro del figlio di Totò Riina rappresenta un oltraggio alle vittime della mafia, alla storia e alla coscienza civile dell'Italia. Non è servizio pubblico. Bene ha fatto il Pd a sollevare la questione perchè ci sono cose che non possono essere consentite. Abbiamo già il precedente della famiglia Casamonica, perseverare sarebbe davvero pazzesco», ha scritto su Facebook il deputato siciliano del Pd, Giovanni Burtone.

All'attacco i grillini. «La presenza del figlio di Totò Riina nel programma Porta a Porta di Bruno Vespa per promuovere il suo libro è un'offesa a tutti i cittadini onesti. Un vero e proprio insulto alla memoria dei servitori dello Stato, delle vittime innocenti, dei magistrati ammazzati per mano mafiosa. La RAI è servizio pubblico e non può permettere questo scempio. Di mafia si muore ogni giorno e non abbiamo bisogno del figlio di Riina in TV, non possiamo che constatare con amarezza che è questo il clima culturale e di lotta alle mafie che abbiamo raggiunto in questo momento in Italia, un livello basso e squallido». Lo affermano i componenti M5S della Commissione parlamentare Antimafia.

«Il direttore generale della Rai Campo dall'Orto ha autorizzato la presentazione del libro del figlio di Riina a Porta a Porta da Bruno Vespa? È stato autorizzato dal nuovo direttore di Rai 1 Andrea Fabiano? Chiederemo le richieste di autorizzazione. Tra poco affronteremo questo argomento in Ufficio di Presidenza in commissione di Vigilanza Rai. Ci sono degli accordi tra la trasmissione di Vespa e la casa editrice del libro di Riina? Esigo trasparenza massima. Non mi sembra così che il prodotto editoriale sia cambiato con la nuova dirigenza anzi peggiora». Lo scrive su Facebook il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico.

Con una lettera a Fico e Bindi, sette senatori - Lucrezia Ricchiuti, Donatella Albano, Maria Cecilia Guerra, Maurizio Migliavacca, Gianluca Rossi, Vincenzo Cuomo e Laura Puppato - hanno chiesto di «convocare la seduta della Commissione di vigilanza «per verificare presupposti e misura di sanzioni sulla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per questi episodi che oggettivamente rischiano di far sembrare la televisione pubblica il salotto in cui le associazioni criminali sono di casa». «Il fine di cronaca di intervistare il figlio di Riina, che mai si è dissociato dai crimini del padre, è nullo. Si tratta solo di un momento di indebita pubblicità a una famiglia che in nessun modo contribuisce all'elevazione civica e culturale del Paese», scrivono i senatori.

Critiche a Vespa sono arrivate anche da Michele Anzaldi, deputato Pd e componente della commisisone di Vigilanza Rai.

«Anzaldi sbaglia. E lo dico come membro della commissione di Viglianza Rai. Servizio pubblico non vuol dire disinteresse per le notizie. Il primo quotidiano italiano dedica una pagina al figlio di Totò Riina e il primo canale televisivo del Paese non può intervistarlo? Vogliamo che la Rai viva e faccia informazione al di fuori della realtà? Con questo malinteso principio di prevenzione nei confronti dei cittadini si chiede a Vespa di abdicare dalla sua professionalità e deontologia giornalistica. Abbiamo bisogno di un servizio pubblico capace di affrontare con rigore ed equilibrio qualsiasi tematica, non di asettici funzionari che anestetizzano i telespettatori», replica invece Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare.

Già nei mesi scorsi Porta a Porta era stata al centro delle polemiche per una puntata in cui erano stati ospitati Vera e Vittorino Casamonica, figlia e nipote di Vittorio Casamonica, i cui funerali show il 20 agosto, a Roma, avevano provocato molte critiche. Dopo quella puntata era stato convocato per una audizione in Commissione Antimafia prima il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone. Le reazioni avevano spinto la rete a garantire uno spazio «risarcitorio» in una successiva puntata, aperta con l'intervista all'allora assessore alla Legalità del Comune di Roma, Alfonso Sabella.

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