Sky, la Polizia Penitenziaria contro la serie tv “Il Re”: «Uso improprio del logo»

Sky, la Polizia Penitenziaria contro la serie tv "Il Re": «Uso improprio del logo»
Sky, la Polizia Penitenziaria contro la serie tv "Il Re": «Uso improprio del logo»
Martedì 5 Aprile 2022, 15:28 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 18:10
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La Polizia penitenziaria si schiera contro la serie Tv“Il Re” trasmessa su Sky . Il Sappe - Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria - ha segnalato un uso improprio del logo ufficiale del corpo e ha chiesto alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia accertamenti e una denuncia contro la Casa di produzione. 

Appello alla Ministra della Giustizia Cartabia

La scena "incriminata" si trova nell’episodio n. 5 andato in onda dal 1° aprile, in cui è stata segnalata la presenza di una rappresentazione del logo istituzionale del Bicentenario del Corpo di polizia penitenziaria.

Secondo il sindacato Sappe si tratterebbe «di un palese ed evidente uso improprio». 

Per questo, il Sappe ha chiesto oggi alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia «Chiarimenti circa le eventuali autorizzazioni concesse all’uso del logo istituzionale ufficiale del Bicentenario del Corpo di Polizia Penitenziaria e, qualora ciò non fosse avvenuto ovvero il logo fosse stato usato senza autorizzazione da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, si sollecitano provvedimenti da assumersi nei confronti dei responsabili della Casa di produzione della serie tv “Il Re” financo il ricorso all’Autorità giudiziaria ai sensi dell’articolo 497ter del Codice penale (“Possesso di segni distintivi contraffatti”)». 

La serie Tv "Il Re"

Protagonista della serie Tv "Il Re" è Luca Zingaretti nei panni di Bruno Testori, controverso direttore di un carcere di frontiera dove nessuna delle leggi dello Stato ha valore, perché il bene e il male dipendono unicamente dal suo giudizio. Nella fiction, all'interno del penitenziario la violenza è all'ordine del giorno ed esiste una connivenza tra poliziotti e detenuti, con un accordo tra direttore e “capo” dei reclusi finalizzato a cogestire i traffici intramurali.

«Il San Michele (questo il nome inventato dagli sceneggiatori) è un carcere buio e fatiscente, volutamente cupo e degradato, nel quale si muovono ed interagiscono personaggi borderline tra il lecito e l’illecito, tra il buono e il cattivo e fra il bene e il male» spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. E aggiunge: «Inevitabile per lo spettatore che non conosce il carcere, percepire quello che vede come fosse il normale svolgere degli eventi nel sistema penitenziario italiano». 

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