Tognazzi e le polemiche per aver interpretato Spalletti: «Mi aspettavo più autoironia dai romani»

Tognazzi-Spalletti
Tognazzi-Spalletti
di Gianluca Lengua
Martedì 30 Marzo 2021, 23:48 - Ultimo agg. 31 Marzo, 00:03
3 Minuti di Lettura

Gianmarco Tognazzi è rimasto vittima delle polemiche per la serie sulla vita calcistica di Francesco Totti “Speravo di morì prima”. L’attore interpreta Luciano Spalletti, l’allenatore che sedeva in panchina quando l’ex attaccante della Roma ha smesso con il calcio e che ha contribuito al suo addio: «Conosco la difficoltà della piazza, i pregi come i difetti. Mi aspettavo più autoironia dai romani, come ne ha tanta Francesco Totti. Ma evidentemente su questo argomento è difficile fare ironia o stemperare perché questa situazione è ancora legata al dito. Le polemiche me le aspettavo, quando sono analisi o confronto mi sta bene. Mi dispiace anche per Pietro Castellitto perché il grado di difficoltà più alto ce l’avesse lui. Ha fatto un lavoro straordinario, al di là delle somiglianze con Perin, che sono robe di quarta categoria di chi di cinema ne capisce zero. Non dovevano entrare nel giudizio tecnico. Dopo dieci minuti che è cominciata la serie ti dimentichi delle somiglianze», ha detto in un’intervista a Radio Radio. Tognazzi ha poi analizzato il personaggio Spalletti: «A me non sta antipatico, capisco che possa esserlo ai tifosi della Roma. I fatti parlano: la serie non è quello e basta, è tanto di più.

Per me il gesto di Totti è stato di grande generosità, ha raccontato il suo punto di vista. L’antipatia è soggettiva, ma è una questione di atteggiamento. Su cosa ho lavorato, non conoscendo Spalletti e non standomi antipatico? Il punto di vista era unilaterale, a me è stato attribuito il ruolo dell’antagonista. Ma è il punto di vista dell’altro protagonista, non è una realtà totale. Dal punto di vista di Spalletti avremmo raccontato le cose in maniera diversa. Ho eseguito la linea editoriale. Se il punto di vista è di Totti e Spalletti mi dà un punto di vista diversa, io come attore entro in crisi perché non so cosa rappresentare. E io non ho la libertà di poterlo fare. Sarebbe stato inutile parlare con Spalletti e mi avrebbe complicato la vita. Ho visto la storia che veniva raccontata e ho cercato di mettere in Spalletti un filo conduttore che era un disagio di tornare in una piazza difficile. Di dover affrontare un gruppo e una società nuovi rispetto a prima, di trovarmi con un rapporto che si era chiuso in maniera controversa o non del tutto chiara, dovendo riprendere il rapporto con un giocatore con 5-6 anni in più. Questo ho fatto, senza entrare nel merito di chi avesse ragione e chi torto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA