«Un posto al sole», ipotesi Raidue

«Un posto al sole», ipotesi Raidue
di Giovanni Chianelli
Venerdì 22 Ottobre 2021, 14:00
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La questione «Un posto al sole» (d'ora in poi, più brevemente «Upas») è una delle grane che dovrà affrontare il prossimo consiglio di amministrazione della Rai che si riunisce il 27 ottobre. Negli ultimi giorni si è fatta sempre più insistente la voce su uno spostamento di orario della soap opera da quello attuale, che è alle 20.40. La prima ipotesi era di collocarlo alle 18.30 (scartata), la seconda alle 20.10 (più probabile) sempre su Raitre.

Il pubblico della soap più longeva d'Italia, prodotta da Rai Fiction, Fremantle e il centro di produzione Rai di Napoli, in questi giorni giunta ai 25 anni di programmazione, si è sollevato: nelle ultime ore si sono moltiplicate le petizioni online, le proteste sulle pagine dei social, le reazioni degli attori innescate da un appello lanciato da un gruppo di intellettuali, capitanati dallo scrittore Maurizio De Giovanni, pubblicato ieri sulle pagine del Mattino e firmato da decine di esponenti del mondo della cultura. 

Tramontata presto l'opzione pomeridiana, che avrebbe portato alla contrazione di un altro prodotto forte della rete, «Geo», resterebbero sul tavolo due soluzioni: quella già ventilata delle 20.10 su Raitre (e «Blob» che fine farebbe?, ancora un programma storico messo in discussione?), oppure la conferma dell'orario abituale, ma con un cambiamento di canale: «Upas» andrebbe su Raidue.

Meglio o peggio?

Vedremo come andrà a finire, e se gli appassionati della soap sono pronti per trasferirsi sul secondo canale. Intanto, il neoamministratore delegato Carlo Fuortes dovrebbe arrivare a Napoli, per un cda in trasferta, pensato per iniziare a tastare il polso delle sedi distaccate, il 18 novembre e misurarsi con i malumori del centro di produzione di Fuorigrotta. Alla struttura guidata da Antonio Parlati verrebbe assicurata in ogni caso il non declassamento del prodotto «Upas» e l'arrivo di nuove produzioni, tra cui una striscia preSanremo condotta da Pippo Baudo.

Intanto ieri mattina il festeggiamento per i primi 25 anni del daily drama nello studio 2 di via Guglielmo Marconi, durante i brindisi alcuni e protagonisti e autori parlavano addirittura di atmosfera da salone del Titanic prima del naufragio. La decisione è nelle mani dei massimi vertici aziendali interessando sovrapposizioni tra più reti. 

Perché lo scenario - 20.10 su Raitre o 20.45 su Raidue - resta tuto da definire. Alla base dell'idea di cambiare la collocazione di «Upas» c'è la decisione di Fuortes di marchiare alla sua maniera i palinsesti, in questo caso facendo spazio a un programma di informazione che possa fare concorrenza a quello condotto da Lilli Gruber su La7, «Otto e mezzo». Di qui la scelta di Lucia Annunziata, una professionista consolidata che, nei duelli sullo share con la collega, potrebbe recuperare, come già fatto in passato, preziosi punti di ascolto. 

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La strategia rientra in una configurazione sempre più definita che i nuovi vertici di Viale Mazzini vogliono dare alle tre reti principali: Raiuno tivvù generalista, Raidue di intrattenimento, tra fiction e varietà, Raitre diventerebbe il canale dell'informazione. In questo quadro la Annunziata avrebbe la duplice missione di contrastare le reti rivali e riequilibrare, politicamente, il secondo canale dove «Tg2 post» diretto da Gennaro Sangiuliano, occhieggia al centrodestra.

Per «Upas» potrebbero essere dolori in ogni caso. Calcoli alla mano lo slot delle 20.10 sarebbe rischioso per vari motivi: l'attuale share medio è di 1.800.000 spettatori e di questi quella femminile è la maggior parte, il 75%. Pubblico abitudinario, secondo gli studi, che di solito guarda prima il Tg1 e poi la soap napoletana. Cosa succederebbe se le vicende di palazzo Palladini dovessero fare concorrenza al telegiornale della rete ammiraglia? E gli sponsor? Come la prenderanno? «Upas» ha anche un product placement importante interno alla serie: ad esempio, note marche di caffè partenopei che vengono consumate da Rispo e gli altri. 

I programmi di informazione arrivano, al loro massimo di successo, come nel caso della Gruber, a registrare un ascolto di 900.000 spettatori, esattamente la metà di «Upas». Numeri alla mano, insomma, la soap dovrebbe restare dove si trova, rete ed orario. Ma la Rai ha problemi, strategie e visioni più ampie, deve tener conto di scelte industriali che indirizzeranno il destino dell'azienda per i prossimi anni, oltre che delle solite battaglie e pressioni politiche. Incombe, intanto, la riorganizzaizone complessiva, il cosiddetto piano industriale. Nei prossimi mesi, con l'avvento dei nuovi vertici, l'organizzazione cambierà completamente: non ci saranno più direzioni di rete ma di generi: un direttore per l'intrattenimento, un altro per il prime time, un altro ancora per i documentari e così via. Il canale non potrà più gestire un budget ma riceverà i programmi e le loro fasce orarie già decisi dalle rispettive direzioni. E bisogna vedere come, in questa rivoluzione, se la caverà e se sopravviverà al naufragio «Un posto al sole», la soap più amata d'Italia.

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