Wanna Marchi e Stefania Nobile: «Pentirsi non serve. Amuleti e malocchio? Gli italiani ci credono ancora»

«Se mi vogliono di nuovo io sono ancora qui, sono ancora viva» ha detto Wanna Marchi

Wanna Marchi e Stefania Nobile non si sono mai nascoste , senza filtri parlano del passato e del presente
Wanna Marchi e Stefania Nobile non si sono mai nascoste , senza filtri parlano del passato e del presente
Venerdì 11 Novembre 2022, 19:42 - Ultimo agg. 21:58
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Wanna Marchi e Stefania Nobile ospiti a I Fatti Vostri. «Siamo libere oggi, ha detto Wanna Marchi, di cosa mi occupo? Io seguo mia figlia, fa tanti lavori, fa tante cose in Albania, fa locali e li vende, fa tante cose, ristruttura case», e la figlia ha replicato: «Mi sono reinventata. Durante il processo sono diventata ristoratrice, non mi sono mai arresa e mia mamma mi segue. Lei ha 80 anni anche se ne dimostra tanti meno, di mestiere fa la mamma che è tanta roba».

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Wanna Marchi e Stefania Nobile a I fatti vostri

Una storia che ha esordi nel lontano passato, ma che tutti sanno. Wanna Marchi ha infatti spiegato: «Ho cominciato per disperazione, dovevo dare da mangiare ai miei figli.

Mi proposero una tv bolognese e mi inserirono in un programma, Gran Bazar. Piano piano ho iniziato a vendere, raccontando in tv la mia verità, di donna, di madre, dicevo tutto quello che era la mia vita, le persone si affezionarono e cominciarono a comprare». 

Le truffe 

«Se mi vogliono di nuovo io sono ancora qui, sono ancora viva» ha detto Wanna Marchi, prima che Stefania prendesse la parola: «Io da bimba mi sono ritrovata con un microfono in mano, inizialmente avevo un ruolo marginale poi crescendo mi sono presa il nostro spazio». E, di lì, è cominciata la vendita di amuleti scaccia malocchio: «Noi lavoravamo per un marchese, noi eravamo diventate da imprenditrici a dipendenti. E questo marchese aveva come dipendente il ‘mago’ Do Nascimento. Noi non ci abbiamo mai creduto ovviamente ma al malocchio ci credevano e gli italiani ci credono ancora oggi, la gente ha bisogno di credere. Comunque il tutto è nato così».

Il carcere

«E’ stato un trauma enorme, da povere, ricche poi di nuovo in miseria – ha spiegato Wanna Marchi parlando del carcere – ma mi sono adeguata. Mi hanno messo in mano una ciotola come quella dei miei cani, mi hanno dato lenzuola sporche di sangue, sp*rma, ho pensato che dovevo abituarmi». Stefania Nobile ha continuato: «Con le altre imputate nessun problema. Il carcere ti fa capire tante cose che durante la vita normale sfuggono, ti rendi conto che siamo tutti uguali. Eravamo le numero uno, siamo ed eravamo simpatiche. Noi pentite? Non serve pentirsi, se avessimo voluto adottare la tecnica del pentimento non avremmo fatto la galera». 

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