Andrea Scalzone e il Tam Tam
dell'integrazione sportiva (riuscita!)

Andrea Scalzone e Tam Tam
Andrea Scalzone e Tam Tam
di Diego Scarpitti
Mercoledì 24 Giugno 2020, 11:19
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E fu subito sport. Playground e palla a spicchi al Lido Scalzone, dove l’integrazione è di casa. «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto». Il pallanuotista del Posillipo fa suo questo passo del Vangelo (secondo Luca) e offre (diritto d’) asilo. Niente formalismi, zero burocrazia. Per un Tam Tam di emozioni e colori. Apertura e accoglienza, nel nome della solidarietà praticata e non solo professata. «Non avevano dove allenarsi, ho dato loro piena disponibilità a titolo gratuito. Seguendo il protocollo di sicurezza. Utilizzano il campo di mattina», spiega il difensore rossoverde Andrea Scalzone, nipote e figlio d’arte.

Richiesta accolta. «Mi fa piacere dare una mano ad un’iniziativa lodevole», ammette il classe'92. «Già conoscevo i ragazzini dell’associazione Tam Tam di Castel Volturno, che ora vengono in maniera ufficiale. Sono davvero contento per questi piccoli amici», argomenta il giocatore posillipino, che intravede anche il continuo di una passione familiare, visti i trascorsi cestistici di papà Armando.

Aggregazione, socialità, regole. «Bloccati per tanto tempo, disabituati. Serviva proprio ai ragazzi riprendere e ritrovare il campo. Siamo ripartiti con l’attività all’aperto e in sicurezza, grazie ad Andrea e alla famiglia Scalzone», afferma Massimo Antonelli, una vita dedicata interamente alla pallacanestro, prima da giocatore, ex di Napoli, Virtus Bologna e Mestre, ora allenatore. Preferisce considerarsi educatore. «Ragazzi fermi da troppo: hanno accumulato ruggine nei corpi e nelle giunture, nelle mani e nei piedi, anche nella testa». Mesi di stop forzato per il lockdown. «Saremo al Lido Scalzone fino al 30 giugno, con la possibilità di continuare nei mesi estivi». Complicato allenarsi al chiuso con una inevitabile lievitazione dei costi.

Due ore e mezza a seduta. «8 persone in campo, altri in spiaggia per la parte atletica. Ci atteniamo rigidamente alle norme imposte», avverte Antonelli. Difficile frenare l’entusiasmo contagioso dei ragazzi, seguiti dai tecnici Vittorio Scotto, artefice del titolo under 15, e Antonio Vetrano, sotto la supervisione di Antonelli, fondatore nel 2016 della Tam Tam Basketball, associazione sportiva dilettantistica che non ha scopi di lucro.

Il riscatto passa inesorabilmente attraverso lo sport, mette sul playground i giusti valori, conferisce opportunità e sogno, con un impatto positivo sulla vita dei ragazzi, ancora relegati ai margini dell’inclusione. Storia di mobilitazione sociale. «C’era bisogno urgente di riprendere, e di tornare a giocare con il pallone», sottolinea Antonelli. «Appuntamento importante per ritrovarsi, momento di incontro coinvolgente» in un particolare contesto, dove lo sport sottrae i giovani dalle grinfie della malavita.

Sarà complicato quest’anno organizzare il tradizionale camp. «Impensabile, con le attuali restrizioni, trascorrere dalle 8 alle 10 ore insieme», evidenzia Antonelli. «C’è una sofferenza di fondo, i ragazzi vogliono giocare».

Sport e amicizia, ma anche battaglia di civiltà. «Lo scorso anno vincemmo il campionato regionale under 15 e i ragazzi desideravano competere per il titolo nazionale. In eccellenza, però, vige il limite di due stranieri per squadra. Perdemmo anche il ricorso al Tar. Manca ancora un piccolo tassello, soprattutto per i ragazzi nati in Italia», nota Antonelli.

Tam Tam, il gruppo cestistico made in Castel Volturno, che «valorizza i ragazzi nati in Italia, figli di stranieri che frequentano scuole italiane. Una battaglia paritaria di diritti. Una chance, un giorno forse, di rappresentare l’Italia», auspica Antonelli (nella foto di Marco Baldassarre). Strutture, risorse, diritto allo sport: la partita si gioca tutta qui.
 
 
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