L'orgoglio di Angela, campionessa disabile:
«Non basta il cuore, gli sponsor ci ignorano»

L'orgoglio di Angela, campionessa disabile: «Non basta il cuore, gli sponsor ci ignorano»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 6 Dicembre 2019, 15:00 - Ultimo agg. 18:37
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Lo scorso weekend ha stabilito due record del mondo e due record assoluti italiani, vincendo le gare dei 50 Stile a dorso e 100 Stile libero, e ottenendo anche due record assoluti italiani, nei 50 rana e 100 dorso. I Campionati Assoluti Italiani di Portici sono stati la conferma di un'annata magica per la nuotatrice Angela Procida che nel suo palmares aveva aggiunto una medaglia di bronzo e una d'argento ai mondiali di Londra della scorsa estate, dove pure aveva stabilito un altro record italiano, con Tokyo 2020 ormai un traguardo a portata di mano. Questa straordinaria atleta stabiese però non la vedremo nelle pubblicità di shampoo, biscotti o dentifricio e nemmeno indossare il logo prestigioso di una griffe sportiva. Angela Procida è snobbata da qualsiasi sponsor perché atleta disabile. Uno sponsor per un atleta paralimpico significherebbe ottenere «un riconoscimento per i propri sacrifici, un aiuto a continuare, a non arrenderci» ma aiuterebbe a proseguire la propria carriera sportiva senza gravare sul budget familiare.

Una discriminazione che avviene con maggiore frequenza tra le atlete del Sud, poiché un paio di colleghe con blasonati team alle spalle sono riuscite a strappare un contratto a uno sponsor, comunque mai paragonabili con la moltitudine ottenuta dalle colleghe normodotate. Angela però non si avvilisce e continua a lanciare il suo messaggio ai coetanei come accaduto un paio di giorni fa con i ragazzi volontari del servizio civile e delle scuole: «Non mi sono mai arresa. Per me la disabilità non esiste».

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Angela ha 19 anni ed è diventata tetraplegica a 5 anni in seguito a un incidente stradale in cui ha subito una lesione spinale. «Non mi sono mai abbattuta, non ho mai avuto pensieri cupi di annientamento, neanche da bambina», ricorda. «Ho pensato che avrei dovuto imparare a fare quello che facevo prima in maniera diversa. - continua - Certo, sono cresciuta molto in fretta rispetto ai miei coetanei e per questo credo di poterli aiutare nel superare i loro di momenti difficili dialogando, confrontandoci. Gli ostacoli della vita non sono insuperabili. Dentro di noi c'è una forza per superare qualsiasi cosa, magari trovando anche il nostro talento». La nuotatrice stabiese si definisce «preferisco diversamente abile, non per una questione politically correct ma perché sono parole che spiegano perfettamente chi sono: le abilità le ho e mi pare di averlo dimostrato, solo che le uso in maniera diversa» precisa. Un invito che lancia a tutti «affinché non cedano alle difficoltà ma le affrontino. Sono la prova vivente che anche se non sono in grado di camminare, posso fare tante altre cose, ad avere una vita piena e bellissima». L'atleta, che gareggia per la squadra Nuotatori Campani, si è diplomata con 90/100 e ora è iscritta a Ingegneria Biomedica sperando di contribuire alla ricerca scientifica.

«È difficile conciliare sport e studio, ma questi due elementi sono fondamentali per la costruzione di una persona. Disabile o non. Ogni essere umano ha la propria personale imperfezione, ed è in questa che dobbiamo ricercare il nostro talento per trovare la forza di andare avanti».

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Il nuoto è stato quindi il talento emerso fin da piccina per mostrare le sue abilità. Tante le gare vinte di recente e le parolimpiadi di Tokyo 2020 appare all'orizzonte come un traguardo possibile. Ai campionati italiani assoluti per disabili in vasca corta che si sono tenuti a Portici sabato e domenica, Procida ha vinto la gara dei 50 Stile a dorso stabilendo anche il record mondiale di disciplina, ha vinto anche i 100 Stile libero, e ottenuto due record assoluti italiani, nei 50 rana e 100 dorso. «C'è ancora tanto da fare, ma le medaglie ottenute ai mondiali di Londra, sono un pass per Tokyo». Certo, andarci con un logo sul costume sarebbe un bel riconoscimento per i tanti sacrifici. La Federazione Italiana Nuoto Paralimpico fa quello che può, coprendo solo viaggi per mondiali e nazionali, poi le spese per allenamento quotidiano, gare minori, terapie e attrezzature sono a carico dello sportivo e della sua famiglia.

«Lo sport paralimpico è alla pari di quello olimpico», continua Procida. «Perché l'impegno che ci mettiamo è uguale se non pure superiore. Questa differenza tra noi e loro si nota già a partire dai media, che non sempre sono presenti alle nostre manifestazioni, per non parlare degli sponsor che molto spesso si fa fatica anche a trovarli, mentre i normodotati non hanno bisogno nemmeno di parlare o chiedere. È giusto esaltare questi ragazzi, ma sarebbe giusto esaltare anche noi atleti paralimpici».

A riconoscergli tempra e talento è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dopo l'incredibile successo ottenuto ai campionati mondiali di Londra incontrò una delegazione del nuoto paralimpico italiano definendoli «una magnifica rappresentazione dell'Italia».
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