Assoluti, Malanga campione italiano:
«E adesso sogno le Olimpiadi»

Assoluti boxe, Malanga si riconferma campione: «Ora sogno le Olimpiadi»
Assoluti boxe, Malanga si riconferma campione: «Ora sogno le Olimpiadi»
di Marco Pasqua
Martedì 9 Febbraio 2021, 12:58 - Ultimo agg. 13:10
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Una riconferma, spesso, è un obiettivo tutt'altro che scontato da conseguire. Un discorso che vale, soprattutto, nell'anno del Covid, quando la pandemia ha colpito molti atleti e ha costretto la Federazione pugilistica a farsi in quattro per portare a termine gli Assoluti ad Avellino (chiaramente senza pubblico). Alla fine, dopo uno slalom tra positivi e rinvii (le finali si sarebbero dovute disputare a dicembre), sono stati consacrati 19 campioni e campionesse italiane di boxe, nelle rispettive categorie: per i 69 chili l'unico tesserato laziale che si è aggiudicato l'oro è stato Gianluigi "Gigi" Malanga. Una riconferma, si diceva, visto che aveva già vinto il titolo italiano nel 2019 e, ora, puntava a riconfermare quel successo, viste anche le sue ambizioni olimpiche.

 

Classe 1999, originario di Bari, ma dall'età di 15 anni pupillo di Simone D'Alessandri, in quella fucina di campioni che è la Phoenix Gym di Pomezia, si è aggiudicato 5 match prima di confermarsi campione italiano. «Ho iniziato questi Assoluti cercando di bissare la vittoria del 2019, non avevo alternative», ammette Malanga, che prima di partecipare al torneo vantava 83 match (58 vittorie, 8 pareggi e 17 sconfitte). In finale ha avuto la meglio su Amedeo Sauli (Fiamme Azzurre): «Un match molto tecnico commenta Entrambi aspettavamo che qualcuno attaccasse. Essendo più basso di Sauli, ho sicuramente dovuto spingere di più». Una carriera, quella di Malanga, che parte dal karate, all'età di 5 anni. «Avevo visto mio zio praticarlo e mi ero incuriosito ricorda il campione per questo iniziai a seguire le sue orme». Nella palestra in cui si allenava, c'era un piccolo spazio dedicato alla boxe, occupato dal maestro Salvatore Livorti. «Mi colpì e così decisi di fare una prova spiega Per due anni praticai boxe e karate, senza favorire nessuno dei due». Ma poi sarebbe arrivato il momento della scelta: e Gigi puntò tutto sulla nobile arte. Una scelta che non rassicurò la mamma: «Inizialmente era preoccupata, anche se non cercò di ostacolarmi». A 15 anni, sentì parlare della palestra di D'Alessandri. Un centro dal quale sono usciti ed escono molti campioni, tra i quali Guido Vianello, il romano che, dopo un passaggio nel Centro sportivo dei carabinieri, combatte in America. «Salii sull'autobus, da Bari, e andai a Pomezia», ricorda Gigi. D'Alessandri vide subito in lui un grande potenziale e decise di prenderlo sotto la sua ala. I risultati arrivano, anno dopo anno. Nel 2015 si aggiudica il titolo Junior, vince per due volte il guanto d'oro Elite ed è titolare della Nazionale, nonché preolimpionico (va spesso in ritiro con la Nazionale nel Centro di Assisi). Mamma e papà hanno un banco di pesce al mercato e, col passare del tempo, sia loro che il fratello, sono diventati i suoi più grandi fan. Ma la boxe per Gigi come per molti altri giovanissimi che eleggono il ring a loro domicilio principale, con tutti i sacrifici che questo comporta non è solo uno sport. «Per me ha rappresentato un insegnamento costante spiega ancora Ho imparato ad avere più autocontrollo, ma anche a sapermi comportare e, soprattutto, ho capito cosa significasse il rispetto per le persone». Il suo sogno nel cassetto è quello di diventare campione del mondo. «Intanto parteciperò al torneo di qualificazione per le prossime Olimpiadi», anticipa Malanga, che a luglio diventerà papà.

Ma se Malanga è l'unico campione italiano tesserato per una società laziale, ci sono anche due romani ad essere saliti sul podio, entrambi allenati da Alberto Arcesi nella storica palestra, in Prati. Nella categoria dei 75 chili, sconfitto in finale da Salvatore Cavallaro, ecco Mario Manfredi: 21 anni, del quartieri Prati, guanto d'oro nel 2019 e vice campione universitario nel 2019 (dove perse con il carabiniere Francesco Faraoni). Nella categoria degli 81 chili, invece, al terzo posto, Filippo Bruni, del Fleming, anche lui classe 1999, nella Nazionale Under 22. Una menzione anche per lo Youth Danilo Mosconi, del gruppo giovanile delle Fiamme Oro: per lui un bronzo nella categoria dei 56 chili.