Un gigante di nome Marta: la Bassino nella scia di Deborah Compagnoni

Un gigante di nome Marta: la Bassino nella scia di Deborah Compagnoni
Un gigante di nome Marta: la Bassino nella scia di Deborah Compagnoni
di Mario Nicoliello
Lunedì 18 Gennaio 2021, 08:00
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Per affrontare con due sci ai piedi una lastra di ghiaccio a 11 gradi sotto zero occorre essere leggeri come una piuma, quasi come se si sciasse sulle uova. Se a ciò si aggiunge che in poco più di 280 metri di dislivello bisogna cambiare 45 volte la direzione, ben si comprende come la danza tra le porte larghe di Kranjska Gora sia una delizia per cuori impavidi. Al di là del confine friulano sono solitamente gli uomini i protagonisti dello show sulla Podkoren 3, ma causa assenza di neve a Maribor, è toccato al circo bianco in gonnella trasferirsi verso l’Italia, in una località slovena iconica per lo sci azzurro, dove nel week-end l’Inno di Mameli è stata l’unica melodia a risuonare. Prima sabato, prima domenica: Marta Bassino è la regina incontrastata dello slalom gigante. Quando c’è da ballare tra i pali distanziati la cuneese non ha rivali. Cinque recite, quattro trionfi, su tre manti completamente diversi. Il ghiacciaio di Soelden, la neve fresca di Courchevel, il vetro congelato di Kranjska Gora. Cambia la superficie, non la vincitrice. A gioire è sempre Marta da Borgo San Dalmazzo, la terza donna della valanga rosa, di colpo diventata attrice protagonista dopo aver superato sul campo Federica Brignone e Sofia Goggia. Era una donna da seconda fila, si è riscoperta sciatrice da pole position. Dietro l’exploit stagionale, di una ragazza che fino all’anno scorso aveva vinto una sola volta a Killington, si nasconde la maturazione agonistica della 24enne dell’Esercito, che ha capitalizzato nel migliore dei modi il fatto di allenarsi nel gruppo delle polivalenti insieme alle due più blasonate compagne. La cura tecnica di Gianluca Rulfi, la fiducia nei materiali preparati dal fido skiman Gianluca Petrelli, la scoperta di un mondo oltre il gigante. Se infatti è vero che Marta domina la specialità simbolo dello sci – gli sciatori della domenica replicano il gesto dei gigantisti – lo è altrettanto il fatto che la cuneese vanti 15 podi in 5 specialità e che ai Mondiali di Are si sia rivestita di bronzo nella prova a squadre. 

NUOVA DIMENSIONE
Il doppio successo di Kranjska Gora la proietta in una nuova dimensione, perché nello sci il fuoriclasse è colui che vince due volte in 24 ore, il sabato e la domenica. Alberto Tomba e Deborah Compagnoni ci avevano abituato a questo. Non a caso la valtellinese era stata l’ultima azzurra a concedere il back to back in gigante, a Zwiesel nel gennaio 1997. Se nel primo trionfo, Bassino aveva dominato entrambe le manche, nell’apparizione domenicale l’azzurra si è scatenata nella seconda discesa, dopo aver chiuso la prima alle spalle di Mikaela Shiffrin. Quando la statunitense ha tagliato il traguardo in sesta posizione, il pezzo di volto di Marta non coperto dalla mascherina si è rigato di lacrime, con la svizzera Michelle Gisin e la slovena Hrovat, staccate rispettivamente di 66 e 73 centesimi, ad abbracciarla e esaltarla. «Sto vivendo emozioni indescrivibili, perciò non riesco a trattenere il pianto. È come se non capissi cosa mi sta succedendo.

Sono stati due giorni difficili, sulla pista più tosta che ho mai affrontato in Coppa del mondo». Il quinto trionfo della carriera la spedisce in terza posizione nella generale e la consolida in vetta nella specialità. «Sto attraversando il momento più bello della carriera e me lo godo non pensando al futuro. Preferisco vivere gara dopo gara, cercando di raccogliere a ogni appuntamento il massimo. I conti li faremo alla fine». Fermo restando che l’obiettivo stagionale è l’oro al Mondiale casalingo di Cortina, se continua così la coppetta di gigante è decisamente alla portata. Più complicata la corsa alla grande sfera di cristallo, visto che Vlhova e Gisin continuano a prendere punti in ogni gara. «Probabilmente il prossimo week-end salterò una delle due discese di Crans Montana e farò invece il superG, poi toccherà al gigante di Plan de Corones e alle gare di Garmisch». Il percorso verso Cortina è segnato. Dopo la rassegna iridata si capirà se insistere ancora sulla velocità o pensare solo al gigante. 

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