Leo Borg, il figliol prodigo
che insegue il padre

Leo Borg, il figliol prodigo che insegue il padre
di Piero Valesio
Martedì 8 Giugno 2021, 20:33 - Ultimo agg. 21:06
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Qualcosa c’è. Quasi invisibile, ma c’è. Non sta nel modo di impugnare la racchetta e nemmeno nel fisico, per quanto il naso, quello sì, rimandi al padre. Quel qualcosa sta in ciò che succede dopo aver sbagliato un punto. Leo s’ingobbisce per un microsecondo, tiene lo sguardo basso e si sposta nel lato in cui riprenderà il gioco come se quel punto perso appartenesse già ad un passato che non conta più.

Per il resto in comune c’è la posizione dei piedi in partenza quando esegue il servizio: ma poi il padre Bjorn i piedi li riuniva per scaricare tutto il peso del corpo sulla palla. Leo, invece, li tiene separati, come fa anche Federer, tanto per citare un nome. Bjorn pareva non parlare, in campo, anche quando aveva la bocca aperta e il movimento delle labbra poteva far pensare il contrario. Leo quando conquista un punto urla. È figlio del suo tempo (oltre che di Bjorn e della sua terza moglie Patricia) per sua fortuna. E vuole difendere l’assoluta singolarità della sua persona e della sua carriera anche se, intestardendosi a voler fare il tennista, si è messo oggettivamente in una condizione difficile, con l’ombra di tanto padre sul cranio. Qualche anno fa ha inoltre peggiorato la situazione interpretando il papà adolescente nel film “Borg-McEnroe”. E in ultimo ci si é messa pure la sorte: Leo ha vinto ieri la sua prima partita al Roland Garros (torneo junior) esattamente a 40 anni dall’ultima giocata e vinta dal padre sulla stessa terra.

Una situazione psicologicamente pericolosa che meriterebbe l’attenzione di un buon psicanalista: se fosse ancora viva la professionista perfetta sarebbe Anna Freud che in quanto all’esperienza di intraprendere la stessa professione di un padre ingombrante qualcosa ne sapeva.

Intanto Leo di partite a Parigi ne ha vinta un’altra (contro il tedesco Rehberg) e al terzo turno giocherà contro il cinese Shang.

E a proposito di famiglie di tennisti, nel tabellone del torneo jr femminile c’era anche Maelie Monfils, la sorellina di Gael (16 anni) che ha però perso subito. Dicono di lei che abbia un bel caratterino e soprattutto pretenda che il fratello non ficchi troppo il naso nelle sue cose anche tennistiche. Forse l’unico modo per evitare di restare schiacciati. Sempre nel tabellone femminile c’era anche una svizzera che di nome fa Sebastienne e di cognome Scilipoti: ha perso subito e di lei non si conoscono parentele tennistiche importanti.

Ma pare (pare) che sia una tennista assai responsabile.

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