Brady, Brees e l'effetto Zlatan:
quando i campioni non hanno età

Brady, Brees e l'effetto Zlatan: quando i campioni non hanno età
Brady, Brees e l'effetto Zlatan: quando i campioni non hanno età
di Piero Mei
Giovedì 21 Gennaio 2021, 14:58 - Ultimo agg. 15:13
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La scena finale, l’altra sera al Superdome di New Orleans, Louisiana, la città della musica e del Mardi Gras, straordinario carnevale, sembrava scritta dagli sceneggiatori di una di quelle fiction sulla Royal Family o sui campioni dello sport che stanno facendo audience su Netflix. Invece era vita. La musica poteva essere quella di “When the Saints Go Marching’ In”, il gospel che artisti come Louis Armstrong, Fats Domino, Elvis Presley o James Brown hanno reso conosciuto in tutto il mondo e che accompagna le imprese della squadra di football americano della città, che infatti viene chiamata “New Orleans Saints”.

La scena era vita ed era sport ai tempi del virus. Perché la partita che i Tampa Buccaneers, detti Bucs era finita da un paio d’ore, 30 a 20 per loro contro i Saints ed erano andati via i 4000 spettatori, effetto Covid-19 che con le sue restrizioni, lì come qui o quasi, ha tagliato gli altri abituali quasi 70 mila. L’altro effetto Covid-19, l’”effetto Zlatan”, era quello che i protagonisti della scena sul campo verde a strisce bianche, erano due “ragazzi” ultraquarantenni, Tom e Drew. Tom Brady, 43 anni, ora uno dei Bucs, e Drew Brees, 42, da sempre uno dei Saints, prossimi a entrare nella Hall of Fame, il Pantheon di ogni sport, si erano affrontati per la prima volta il 2 ottobre 1999, il secolo scorso, al tempo del College. Ora, invece, hanno moglie (quella in carica di Tom è Gisèle Bundchen, la top model brasiliana che sventolò la bandiera di casa a Rio 2016) e figli, 3 Tom e 4 Drew. Questi ultimi erano della scena.

Drew, di solito, smaltisce le tossine delle partite casalinghe tornando in campo con Brittany, la moglie, e i bambini e, in abiti “borghesi” anziché il costume da supereroe del quarterback che è, giochicchiano. Nel bel mezzo del quadretto familiare l’altra sera, anche lui in maglione, è entrato Tom. I due “ragazzi quarantenni” si sono abbracciati e dati il cinque, i bambini giocavano. Poi Tom ha preso la palla, l’ha passata a Coleen, il più piccolo dei Brees, che è corso verso la “end zone” dov’era di guardia la sorella Raylen: “Sii gentile con tua sorella” gli ha urlato Brady. Non si sa se lo fu o meno. Dissolvenza, “When the Saints Go Marching’ In”, e “the end”.

Da Ibra e Buffon a Federer e Peterhansel: i campioni senza età 

The end? No. Perché, ed è questo il secondo effetto dello sport ai tempi del virus, l’”effetto Zlatan”, i campioni non finiscono più. Tom e Drew ci hanno scherzato su. Hanno lavorato di FaceApp, l’applicazione che tramite filtri e ritocchi consente di vedere come ciascuno sarà fra una trentina d’anni, rughe e capelli bianchi, lunga barba per Tom, principio di calvizie e occhiali per Drew: “History” era la scritta. Non sono soli: “effetto Zlatan” si diceva Lui, Ibrahimovic, non ci scherza su.

Lui fa gol, a raffica, a quarant’anni, quando, si pensava, gli scarpini dovevano essere appesi al chiodo e ricoperti di polvere, se non li lisciavi con il panno della nostalgia tutti i giorni, oppure dovevano ammuffire in qualche scatola in soffitta, dove qualche nipote li avrebbe trovati chissà quando e, girandoli nelle mani, si sarebbe chiesto “e questi aggeggi che sono?”, lui che magari calzerà chissà che diavolerie tech, neostivali delle sette leghe, capaci di grandi balzi da fare invidia perfino a Usain Bolt.

E’ anche l’effetto Covid-19. Ha stravolto tutti i calendari che ci aspettavamo. Ha cancellato, per ora (per sempre?) Tokyo 2020, le Olimpiadi che sono l’isola del tesoro dove sempre nascono miti fino alla prossima volta. E ci hanno lasciati quelli che avevamo già. Lo sport, da tempo, non è più cosa solo da “teen”, e non solo perché ci affezioniamo noi, ma anche perché si affezionano loro allo status, non solo economico, di campione. Il virus ha dato almeno una stagione in più, forse due o tre, vero Ibra? Maicon ha ripreso la “via del campo” . “Keep calm and sport”: Stephane Peterhansel a 56 anni ha appena vinto la “Dakar” nel deserto d’Arabia e Franco Picco, a 65, ha condotto a termine la sua trentesima volta. Roger Federer, l’incantatore di palle da tennis, a quarant’anni di millesimo, si sta allenando perché vuole acchiappare il sogno che gli manca, l’oro olimpico (fategli questa Tokyo 2020); Gigi Buffon, l’incantatore di palloni, a 42 anni ancora si tuffa fra i pali, Filippo Magnini a 38 si rituffa in vasca. E stiamo a preoccuparci del ritiro di Federica Pellegrini? Tranquilli: è una ragazzina, non ha ancora 33 anni. Palestre e piscine chiuse, e questo è il dramma, non ci promettono niente di nuovo nel prossimo futuro e menomale che ci sono loro per i nostri sogni.

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