Tortu, assalto al record di Lemaitre:
«Sarò il bianco più veloce di sempre»

Tortu, assalto a Lemaitre: «Voglio essere l'atleta bianco più veloce di sempre»
Tortu, assalto a Lemaitre: «Voglio essere l'atleta bianco più veloce di sempre»
di Gianluca Cordella
Giovedì 7 Maggio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 09:00
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L’immagine dello sport che riparte l’ha regalata lui. Filippo Tortu corre sull’erba che costeggia la “sua” pista di Giussano (il primo giorno dopo la lunga inattività meglio non spingere sul tartan) e sui balconi dei palazzi circostanti compaiono le bandiere tricolore. Qualcuno grida «Forza Tortu!». Era lunedì scorso, il giorno dell’uscita dal lockdown per gli sport individuali. Le emozioni sono ancora fresche per il velocista azzurro. «A parole non riesco a rendere bene quello che ho provato». 

Ci provi...
«Tornare a correre è stata una sensazione bellissima, non ero mai stato lontano così a lungo da una pista di atletica. Riprendere, dopo più di un mese, mi ha fatto subito stare bene. Fisicamente ma anche dal punto di vista mentale: la pista è il luogo in cui mi sento più me stesso, in cui sono più felice». 

E, come se non bastasse, adesso è tutta sua...
«Già, in pista siamo solo io e un altro ragazzo, ma facciamo orari diversi. Per il momento la sto vivendo con tranquillità, c’è da rimettere in moto il fisico. Farò una settimana di assestamento e poi man mano aumenterò i carichi». 

È un problema non avere obiettivi definiti?
«Non è semplice, lo ammetto. Quando lavori quattro anni per le Olimpiadi e poi le spostano, non è facile continuare a lavorare con la stessa intensità. Quindi ho dovuto trovare dei nuovi obiettivi, che sono per lo più cronometrici: voglio superare il 9”92 di Christophe Lemaitre, il bianco più veloce di tutti tempi». 

Le dava più stimoli superare il 10”01 di Mennea, inavvicinabile per decenni per gli azzurri, o questa nuova sfida con il tempo del francese?
«Sicuramente battere Lemaitre. Anche perché io non ho mai avuto in testa di superare il record di Mennea: quello che volevo davvero era scendere sotto i 10”. E siccome il mio obiettivo è correre sempre più veloce, lo stimolo del 9”92 è molto più forte». 

Ha parlato del rinvio delle Olimpiadi. Ci è rimasto male?
«No, assolutamente. Era inevitabile. Invece non ho ben capito perché gli Europei siano stati cancellati del tutto e non rinviati di un anno come è accaduto per i Giochi stessi e per i Mondiali. È chiaro che anche gli Europei non si potevano fare adesso, ma forse era possibile cercare un’altra data».

Qui sì che ci è rimasto male...
«Mi dispiace perché la medaglia era un obiettivo possibile e ora questa occasione non ci sarà più. All’interno della mia carriera avrò una chance in meno per centrare un podio europeo. E per giocarmelo dovrò aspettare altri due anni». 

Come ha passato questi giorni in casa?
«Ho colto l’occasione per godermi un po’ la famiglia, non mi capita mai di stare molto con loro. Ho studiato molto per gli esami (Filippo è iscritto a Economia alla Luiss, ndr), ho letto molti libri, guardato film e mi sono allenato a casa».

Ha resistito al richiamo dei fornelli che ha “rapito” mezza Italia?
«Sì, in cucina sono davvero negato, quasi quanto lo sono nel canto. Sono una buona forchetta, quello sì: ho mangiato quello che cucinava mia madre, ma non ho provato a toglierle il posto».

Cosa le è mancato di più?
«Uscire con i miei amici. Appena avremo il via libera sarà la prima cosa che farò». 

Immagino che un’altra cosa che vorrà fare sarà tornare allo stadio a vedere la Juventus. Crede che ci riuscirà ancora in questa stagione?
«Sul calcio la mia idea è molto semplice, perché sono esattamente nel mezzo: da tifoso vorrei che si tornasse a giocare il prima possibile, ma ho ben chiaro in mente che, se non ci saranno le condizioni per farlo, non lo si farà e basta. E sono convinto che chi dovrà prendere questa decisione, saprà farlo al meglio».

Insomma nessuna polemica sul diverso peso con gli altri sport?
«No, bisogna sempre considerare cosa smuove il calcio. Sicuramente è una situazione più delicata rispetto ad altre discipline». 

L’ha colpita la positività dei giocatori della sua Juve? 
«Molti idealizzano gli atleti e credono che non siano toccati da alcuni problemi. Ma non è così, poi, se uno ci pensa bene, i calciatori sono in contatto con un sacco di gente: non è assurdo che siano stati contagiati».

Ha approfittato del lockdown anche per riordinare la sua collezione di magliette da calcio?
«Sì ne ho moltissime. Quelle a cui tengo di più sono una di Del Piero che ho da quando avevo 3 anni e una di Cristiano Ronaldo autografata da tutta la squadra che la Juve mi ha regalato quando sono andato allo Stadium. Ma adesso ho scoperto i vinili e ho iniziato a collezionare anche quelli». 
 
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