La vecchia miniera dove ora è un lago d’acqua potabile, e piuttosto fredda, è una miniera d’oro per l’Italia del nuoto in acque libere a Budapest, europei in acqua. Gregorio Paltrinieri trasforma i cinque chilometri della sua prima gara nella circostanza, la prima metà d’acqua ferma e trasparente, la seconda increspata dal vento, in cinque chilometri d’oro. Greg, il campione di tutto in vasca, Olimpiadi, Mondiali ed Europei , ora è campione anche nelle acque libere. Doveva essere una gara per imparare, perché il nuovo Greg ha in animo piscina e mare a Tokyo, e l’insegnamento è stato “puoi vincere anche qui”. Invece di prendere una lezione, Paltrinieri l’ha data. S’è messo subito in quota, con il tedesco Wellbrock, il suo previsto rivale olimpico in vasca e no, che si è presentato a braccia scoperte, senza la muta consigliata ai nuotatori alle prese con un’acqua bella sì, ma a 18 gradi (a Tokyo, dicono, si bollirà intorno ai 30) e con il campionissimo di casa, l’ungherese Rakoszy.
Nuotavano in tre, allineati e non coperti, mentre coperto era il gruppo che prendeva la scia dei tre indicati come migliori. Erano tre nuotatori diversi, l’ungherese potente, il tedesco lungo e disteso, e Greg che nuota alla sua maniera, che ha l’aria furiosa ma che rende, e quanto rende! Poi l’ungherese attaccava di più, attaccava anche un venticello e il nuoto si complicava per tutti; l’ungherese teneva ritmo e botta, Wellbrock meno e perfino Paltrinieri sembrava un po’ in crisi.
“INCREDIBILE, INCREDIBILE”
E’ l’aggettivo che Greg usa di più una volta tornato con i piedi a terra; il sorriso è strepitoso, e anche quando sale in mascherina sul podio, gli occhi denunciano la felicità. Ora lo aspettano altri chilometri, i 10, la staffetta, la vasca con 1500 e 800. “Sì, sono tanti chilometri ma sono venuto qui per pensare a una gara per volta, non devo pensare ad altro”. Le sette gae in 11 giorni così non lo spaventano. “Ho scelto io di fare questo, ho scelto di fare a modo mio; i cique chilometri li volevo divertenti e veloci, lo sono stati”.
Aver cambiato vita, allenatore e programmi fu anche oggetto di critica: “Non importa; volevo mettermi alla prova. Sono un principiante nel fondo, niente è istintivo, e piano piano capisco le cose da fare e quelle da non fare”. Mica tanto piano: primo Europeo, primo oro: “Volevo cercare indicazioni positive, è venuto anche il risultato, e ce lo prendiamo. Nel finale ho dato qualche spallata per farmi largo. In gara pensavo: ho fatto solo altre due volte la cinque chilometri, sempre vinta; se vinco anche questa mi ritiro e resto imbattuto…”. Non farlo, Greg. Ride.
BRONZO INCREDULO
Dice Dario Verani: “Agli ultimi duecento metri, quando ho messo cuore e testa, pensavo ‘chissà quanti ne ho davanti’, e invece…”. Ne aveva solo due alla fine. Uno era Greg, con il quale si allena: “Farlo con lui e con Mimmo Acerenza è splendido; questa medaglia ha un sapore speciale”. Anche per Fabrizio Antonelli, allenatore di entrambi: “Quella di Dario mi ha veramente commosso; i ragazzi sanno che devono soffrire sportivamente e l’hanno fatto. Avevo detto che dovevano combattere fino all’ultima bracciata. E’ stata una gara difficile: resettare tutto a metà percorso, perché il meteo cambia le carte in tavola, è difficile”. Ma non per Greg: “Lui può arrivare dove vuole; è uno dei più forti nuotatori della storia”. Dove vuole? Naturalmente Tokyo.