Giro d'Italia, tappa a Napoli:
Demare prepara il tris

Giro d'Italia, tappa a Napoli: Demare prepara il tris
di Gian Paolo Porreca
Sabato 14 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 19:10
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E siamo dunque qui, ancora qui, nove anni dopo, di ritorno a bici spiegate, a vivere il ritorno del Giro d'Italia. Siamo qui, a respirare e assaporare un Sabato del Villaggio che ha lo spessore concreto di una domenica, questa Napoli - Napoli, 153 chilometri, partenza e arrivo sul lungomare Caracciolo, e che vuoi di più dalla vita e da uno sprint ? Che ha però all' interno del suo percorso soave il circuito suggestivo e arcano dei Campi Flegrei, da ripetere quattro volte, a dipanare o avvolgere i fili di un pronostico non scritto. E siamo ancora qui, ai bordi gremiti di figure e memorie di una storia, il Giro d'Italia a Napoli e in Campania, a coniugare per forza all' imperfetto, io c'ero', uno sport come il ciclismo che ammetterebbe invece solo il tempo perfetto. 

E su via Caracciolo ricordiamo allora, come già fatto, l'arrivo del 96, un quarto di secolo fa, di domenica, con Mario Cipollini a surclassare un plotone che risaliva dal profondo Sud. E nel 2013, appunto, l'ultimo dei 42 arrivi vissuti in Napoli, Mark Cavendish, l'inglese dell'Isola di Man, che superava di misura allo sprint Elia Viviani. Siamo qui, 105 edizione del Giro, e a Napoli 42 traguardi, a cercare il meglio di un ricordo che possa tendere più esatto l' arco del futuro. E vi diremmo Fausto Coppi, all'Arenaccia nel 1947, circondato da una folla oceanica, una pacifica invasione di campo. E velocisti maestosi come Rik Van Steenbergen, nel 52 e nel 54, o invece scaltri, come Marino Basso nel 69. O sfoglieremmo parole nel vento, petali con su iscritti i nomi di Learco Guerra, Raffaele Di Paco, Francesco Moser, Guido Reybrouck, di Eddy Merckx che nel 1968 qui conquistò il suo primo Giro d'Italia, sul podio fra Felice Gimondi e Vittorio, Adorni, quasi ancora un adolescente, senza badare all'anno e al decennio. Perchè se siamo qui ancora, sul marciapiede di una storia che si fa attualità oggi - e chissà perchè ci sovviene che proprio di 14 maggio, nel 1933, a Napoli vinse per la prima volta un ciclista straniero, il belga Gerard Loncke - è perchè il ciclismo, e a Napoli ancora di più, lo sentiamo tuttora come il nostro (e vostro ) canto libero, come il nostro ultimo recinto di fantasia. 

Se non di cuore. Chi vincerà, se la domanda di rito resta questa, allora. Sarà un velocista come il francese Arnaud Demare, già primo due volte in questo scorcio di corsa, o semmai, di ritorno, proprio il non più giovane Mark Cavendish, 37 anni fra una settimana, o il nostro troppe volte piazzato per non meritare alfine un successo di prestigio, e di Napoli parliamo, come Davide Nizzolo? O andrà invece fino all'arrivo l'attacco di un gruppetto di avventurosi, ben celati fra lo Scalandrone e il Castello di Baia, sfuggiti nel verde dei saliscendi fuori città ad una ruggente rincorsa del gruppo famelico, e pronti a planare senza voltarsi indietro da via Petrarca verso il chilometro ultimo fatale? Ed i nomi sono quelli che contano: l'olandese Mathieu Van der Poel, figlio e nipote di arte, l'eritreo Biniam Girmay che ha riscritto la storia del ciclismo questa primavera, il belga Thomas de Gendt, un fuggitivo per vocazione, e il nostro, italiano e campano, di Salerno, Vincenzo Albanese, pupillo di Ivan Basso e Alberto Contador...

Noi restiamo qui, intanto, superstiti del quotidiano, il Giro ci ha raggiunto una volta di più a Napoli ancora e ci ha sorpreso innamorati indifesi a vita, in Villa Comunale con la nostra granita al limone. Con Paolo Conte aspettiamo Gino Bartali, e non chiederemo alla Sibilla Cumana gli auspici per la corsa che salpa. Scire nefas. Ma intanto, e per un breve sempre, oggi a Napoli il cielo è rosa. 

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