Irma Testa campionessa del mondo: «Ragazzi, non scappate da Torre Annunziata»

«Ho ancora tanta voglia di combattere e vincere medaglie»

Irma Testa a Torre Annunziata
Irma Testa a Torre Annunziata
di Gianluca Agata
Giovedì 30 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 31 Marzo, 07:25
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L'abbraccio è quello del padre, del nonno, dell'amico, del confidente. Lucio Zurlo accarezza la testa di Irma Testa seduto a bordo ring della Boxe Vesuviana. Uno sguardo in cui c'è tutto. Gli 85 anni del maestro che non guida più l'auto («lo scarrozzo io per Torre Annunziata» scherza Irma) e i 25 anni della campionessa che salì il gradino della Boxe Vesuviana quando di anni ne aveva 12 e vinse «il match più bello della mia vita. Primo incontro: ko ad una ragazzina di Marcianise considerata la capitale della boxe davanti a tutti i miei familiari. A Parigi spero di avere lo stesso tifo di allora». Un palmares da applausi: Nell'aprile 2016 ha ottenuto la qualificazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, diventando la prima pugile italiana a disputare i Giochi Olimpici, argento al Mondiale di Istanbul 2022, oro agli Europei di Alcobendas 2019, straordinario bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. È un Tour de Force il rientro di Irma Testa, neocampionessa mondiale di pugilato, in Italia. Martedì Bruno Vespa, ieri il saluto della sua palestra e c'erano tutti: Lucio e Biagio Zurlo, i maestri Nespro, Perna, Pinto, Annunziata, Caso; i campioni Charon Prisco, Gianluca Ceglia, Khadija Jaafari, il Prefetto di Torre Annunziata, i commissari. E soprattutto i ragazzi della sua palestra. Tifo da stadio al suo ingresso. «Irma, Irma». Poi taglio del nastro, prosecco, fotografie e saluti. «Nemmeno nei sogni più ambiziosi mi aspettavo di diventare un giorno numero uno al mondo. Spero di rimanerci nel tempo. Intanto mi godo questa fantastica annata». 

 

La sua boxe fatta di bellezza e intelligenza.
«Se l'intelligenza è usata nel modo giusto diventa tattica.

Sul ring diventa cattiveria agonistica e ne serve tanta. Il mio pugilato è la cosa più bella del mondo ma per me e quando sono io sul ring».

Tanti sacrifici ed un titolo mondiale rimandato di un anno.
«Sono molto felice di questa medaglia d'oro che ho al collo perché sto lavorando da anni, sacrificando tutto, la mia adolescenza, la mia vita, per inseguire un sogno e se questo è il risultato vorrei farlo per altri venti anni. Ora l'obiettivo è la qualificazione olimpica e sono ancora più motivata verso la meta. Mi piace vincere, gareggio per vincere e sono determinata a raggiungere l'obiettivo».

Le hanno chiesto tutto, dall'outing alla criminalità, alla tattica sportiva. Ma lei come sta?
«Sto bene. Ora sto bene. Ci sono stati periodi in cui non sono stata bene».

E come li ha superati?
«Ponendomi un obiettivo e facendo tanta attività fisica. Per me è normale come atleta, ma è fondamentale per tutti per uscire da momenti più bui».

Anche il coming out è stato uno di questi momenti?
«Fare coming out, vincere medaglie non ti cambiano la vita e non te la possono cambiare. Semplicemente scegli di schierarti. Con l'oro al collo ti schieri con i campioni e fai la vita dei campioni, degli atleti, ti impegni per le esigenze reciproche; facendo coming out scegli di schierarsi dalla parte di chi è più solo».

A Torre Annunziata dicono: «Ci è rimasta solo Irma Testa».
«Niente di più sbagliato. Ci sono tante cose brutte, ma ci sono anche tantissime persone che ogni giorno si alzano e lavorano onestamente per cambiare la città».

Lei si considera un simbolo?
«Io come molte altre persone ho deciso di restare fuori dagli ambienti mafiosi e tutte le persone che fanno questa scelta sono da considerarsi un esempio. Ce ne sono tante in questa città che per me resta la più bella del mondo. Quella alla quale penso ogni giorno, quella che mi racconto nelle telefonate con mia madre, aneddoti, notizie, parentele. Parliamo di tutto e soprattutto di Torre Annunziata. Vivo ad Assisi ma qui ci sono le mie radici e la mia famiglia dove non vedo l'ora di tornare».

Ha deciso come utilizzare i 100 mila euro del premio?
«Otto anni fa comprai una barca e mi fecero un pacco. Ora non so. Per la mia famiglia ci sarò sempre, combatto per loro come avviene per tutti i napoletani che si aiutano l'un l'altro».

Cosa consiglierebbe a un ragazzino di Torre Annunziata?
«Resta a Torre e cambia la tua città. Se l'unica alternativa è andare fuori difendila e combatti comunque per lei».

Lei è considerata la rinascita di Torre.
«Ma non sono io. Guardate il lavoro di Lucio Zurlo che prende i ragazzi letteralmente dalla strada. La verità è che ci vorrebbero cento persone come lui».

Con lei in palestra le donne di Torre Annunziata, sua nipote, sua cognata, la piccola Irma, la mamma e la cugina.
«Sono grata a tutte loro per il lavoro che fanno. Per me sono casa, radici ed ogni chiamata è un modo per ricordare Torre Annunziata».

Immagini di alcuni anni fa la ritraggono devota alla Madonna della neve.
«La Madonna della neve è un luogo importante per Torre Annunziata. Riportarla? Perché no».

Ha girato il mondo. Com'è Nuova Dehli?
«È bellissima anche se l'ho trovata peggiorata con maggior divario tra ricchezza e povertà.

Qualificazioni olimpiche?
«In teoria per la federazione internazionale sono già qualificata. Per il Cio, che disconosce l'Iba no. Quindi c'è il rischio che si faccia una doppia qualificazione».

Come si vede Irma Testa a fine carriera?
«In realtà al momento ho ancora tanta voglia di combattere e vincere medaglie. Poi vedremo».

Il rito di consegnare la medaglia al maestro?
«Fa parte della nostra quotidianità. Praticamente le ho portate tutte al maestro Zurlo. Ora mi manca quella più importante». 

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