Porzio: «Se non ci aiutano, depositeremo
le chiavi degli impianti a Palazzo Chigi»

Franco Porzio
Franco Porzio
di Diego Scarpitti
Lunedì 26 Ottobre 2020, 20:55
5 Minuti di Lettura

«Mala tempora currunt sed peiora parantur». Lo sport con l’acqua alla gola. Letteralmente. Porte sbarrate e serrande abbassate. Impianti chiusi con l’ultimo dpcm governativo. «Sono disorientato e preoccupato come imprenditore, come sportivo, come genitore, come uomo». Franco Porzio intercetta il diffuso malcontento della galassia sportiva clorata e non solo. «Sì, perchè quest'autentica mazzata che ci è piovuta tra capo e collo non riguarda soltanto l'aspetto economico, ma anche quello sociale. Non riguarda soltanto lo sport, ma anche il futuro di tutti noi, dei nostri figli».

Italia 2020. Il mancino napoletano e oro alle Olimpiadi a Barcellona 1992 non riesce a capacitarsi delle decisioni intraprese dall’esecutivo. «Come imprenditore sono disorientato, perchè il dpcm che ha chiuso le porte delle nostre piscine è soltanto la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo, che ha iniziato a riempirsi a marzo con il lockdown».

Si sommano considerazioni agonistiche ed economiche. «In quei tre mesi di stop gli impianti non solo hanno perso la totalità degli incassi, ma noi gestori, per fronteggiare gli impegni nei confronti dei dipendenti, abbiamo dovuto chiedere finanziamenti alle banche solo in minima parte coperti dai magri contributi ricevuti dal Governo».

Burrascoso lo stato d’animo del pluriscudettato campione rossoverde, gloria del Posillipo che fu, dominatore incontrastato in Italia e nel mondo. «E, quando il lockdown è terminato, abbiamo deciso di andare avanti, pur sapendo che la situazione d'emergenza sarebbe continuata. Infatti, causa la giustificata preoccupazione della gente per il Covid, gli impianti sportivi hanno perso il 60% dell'utenza. Perdite alle quali vanno aggiunte tutte le spese per la sanificazione». Sacrifici notevoli e sforzi titanici. «E siamo giunti a metà ottobre. Benchè le piscine avessero già dato ampia dimostrazione a tutti di essere il luogo più sicuro dove fare sport, è arrivato l'ultimatum del Governo: avete sette giorni di tempo, al termine dei quali vi chiuderemo se non siete in regola. I sette giorni sono trascorsi, sono arrivate in piscina le ispezioni dei Nas ed il responso è stato unanime: tutte le piscine d'Italia sono ok. Allora possiamo continuare? No, il Governo ha detto che dobbiamo chiudere».

  
Domande lecite alle quali al momento non ci sono risposte. «Ma perchè, se è tutto è in regola? E perchè ci avete dato quei sette giorni di tempo, se avevate già preso la decisione di chiudere tutto? Una presa in giro», argomenta Franco Porzio, patron dell’Acquachiara.

«E' così che il Governo premia l'onestà, la disponibilità, tutti i sacrifici (economici e organizzativi), che abbiamo sostenuto, per consentire alla popolazione di fare sport?», si chiede Porzio.

Momento drammatico davvero. «Tutte le discipline che fanno capo alla Fin, sono in ginocchio. E - cosa ancor più grave - tutti coloro che lavorano nel mondo dell'acqua clorata sono in grande difficoltà. E a questa difficoltà, cominciata all'inizio del lockdown, adesso si è aggiunta la preoccupazione per il futuro delle loro famiglie».

Si addensano fosche nubi all’orizzonte, «nave in gran tempesta», per riprendere il sommo Dante nel Purgatorio. «La pallanuoto, poi, merita un capitolo a parte.

L'hanno sempre definita uno «sport minore». Io ho sempre rifiutato quest'etichetta, prima come giocatore poi come presidente di società. Ebbene, con questo dcpm finalmente sono riusciti a farla diventare di fatto uno sport minore».

Waterpolo disciplina olimpica tra le più faticose e vincenti di sempre. «Ci danno la possibilità di giocare i campionati, ma chiudendo le piscine ci hanno tolto le risorse economiche per disputarlo. Un'altra beffa, che si ripercuoterà a livello di nazionali. Non potremo fare attività di base, non potremo più insegnare la pallanuoto ai giovanissimi, e contemporaneamente non avremo più le risorse economiche per crescere, così come abbiamo fatto finora, le nostre formazioni giovanili. Rischia di essere bruciata un'intera generazione di pallanuotisti, Settebello e Setterosa ne pagheranno le conseguenze alle Olimpiadi del 2024 e in quelle successive. Ammesso che riescano a qualificarsi».

Soffre lo sport, tribolano anche altri settori. «Ma non siamo i soli ad aver subito un grave torto, un'evidente ingiustizia. Hanno chiuso anche i cinema, i teatri, i luoghi della cultura. Ecco perchè, oltre ad essere disorientato come imprenditore, sono preoccupato come uomo e genitore. Si sta innescando un meccanismo pericoloso che sta spingendo sempre più i nostri figli verso l'ignoranza, verso le poltrone di casa a smanettare sui cellulari, a guardare in tv il calcio, ancor più signore e padrone unico del panorama sportivo nazionale, anche se oggi è sempre più difficile definire sport quello che da sempre io ho considerato un business».

 
Redde rationem. «Che dobbiamo fare? Sono disorientato e preoccupato, ma nella mia vita di sportivo non mi sono mai arreso e non lo farò neanche oggi. Sono io, adesso, a dare un ultimatum al Governo: deve, in tempi brevissimi, assicurare allo Sport, che è ormai in ginocchio, finanziamenti adeguati per sostenerlo, per impedire che cada rovinosamente. Occorrono almeno 5 miliardi. Saranno soldi ben spesi: lo Sport è vita, è salute, è il futuro dei nostri figli», ribadisce convinto il Collare d'oro al merito sportivo.

 
Considerazioni finali. «Se gli aiuti non arriveranno? Beh, allora ci sarà una sola cosa da fare per noi uomini di Sport: prendere le chiavi degli impianti e, tutti insieme, depositarle a terra davanti a Palazzo Chigi. Che ci pensi direttamente il Governo ad andare avanti, se ci riesce. Lasceremo anche i numeri dello Sport, così si chiariranno le idee: 20.700.000 praticanti abituali, 4.800.000 atleti tesserati per federazioni sportive e discipline associate, 1 milione di operatori sportivi tra cui: 257.000 tecnici,18.244 dirigenti federali, 560.460 dirigenti societari, 117.932 ufficiali gara, 63.517 società, 150.000 impianti sportivi, comunali e privati», conclude Franco Porzio. «Si avvicinano tempi bui ma se ne preparano di peggiori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA