La quarantena in Croazia
del napoletano Antonio Bottone

Antonio Bottone
Antonio Bottone
di Diego Scarpitti
Lunedì 9 Novembre 2020, 21:56
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Pentagramma e tatami. Il primo capitolo del libro «L’oro di Scampia» è dedicato alla storia di riscatto e di rinascita di uno scugnizzo che ha ribaltato la sua condizione esistenziale. Tecnica ed estro, allenamenti e sacrifici, sogni e speranze. Diventato adulto in fretta, pur avendo soltanto 18 anni, Antonio Bottone si è laureato di recente campione italiano under 21. Mamma Anna, sempre premurosa, non gli ha fatto mancare mai nulla. Papà Giuseppe, (non più) rinchiuso nel carcere di Poggioreale, ha saldato il suo conto. Padre putativo il maestro Gianni Maddaloni, un nome e una garanzia. Basterebbe già questo alla narrazione, invece Antonio ha trovato senso e direzione nel judo. Nel mirino gli Europei di categoria a Porec, in Croazia. Si sa, nella vita come nello sport, serve sempre una buona dose di fortuna.

«Oguno aspetta a’ciorta». E la sorte, in questo caso, ha deciso di giocare un tiro mancino, un ippon scomposto e non regolare. Il compagno di Nazionale e di stanza è risultato positivo al Covid-19 e quindi Antonio Bottone non ha potuto gareggiare per la rassegna continentale tanto desiderata. «La quarantena è dura», racconta il judoka della Star Judo Club. «La noia è terribile», spiega l’atleta azzurro, costretto all’isolamento fiduciario. «Non si può fare niente dalla mattina alla sera», racconta scocciato. «E poi meglio non parlare del cibo, davvero pessimo». Abituato alla cucina napoletana, Bottone deve far scorrere inevitabilmente il crono. «Guardo film a ciclo continuo». Le telefonate cadenzano la giornata. «Il maestro Gianni mi contatta, per sapere come procede e quando ritornerò in palestra a Scampia». Consapevole di doversi uniformare al protocollo, resiste ma non molla. Tanto da postare una bella foto su Facebook.

Judogi bianco, cintura nera, il suo mentore alle spalle. «Io ci credo». Inno alla volontà, manifesto di resilienza.

Solitudine già sperimentata e superata di slancio. «Beh, che dire. Stavolta la dea bendata non è stata dalla mia parte. Eppure durante il ritiro siamo stati meticolosi, abbiamo cercato di evitare qualunque rischio, anche il più piccolo. Purtroppo, però, non è andata come immaginato alla vigilia». Imprevisti dell’ultima ora. «Il mio compagno di stanza si è beccato il virus, ed io, essendo il suo primo contatto, sono stato costretto a fare 10 giorni di quarantena qui a Porec, nonostante fossi negativo».

Promette di rifarsi ma dovrà pazientare. Trasformerà la rabbia in carburante, gli stimoli e le motivazioni non mancheranno. «L’anno ormai è andato, questa era l’ultima gara in programma. Si pensa e si guarda al 2021 ma tutto dipende da come procederà la pandemia. Spero si risolva al più presto», auspica Bottone. Prossime tappe i Mondiali juniores in Sardegna e i campionati italiani. «E vedrai, Napoli porterà fortuna anche a te». Non è soltanto il titolo del libro di Luciano De Crescenzo. Il sogno europeo è soltanto rinviato.

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