Le acrobazie di Sarmiento
e la cintura nera donata ad Ibra

Mauro Sarmiento
Mauro Sarmiento
di Diego Scarpitti
Domenica 12 Luglio 2020, 21:07
3 Minuti di Lettura
Tecniche di gamba. «Napoli – Milan si gioca e si decide in acrobazia». Parola di Mauro Sarmiento, che ben conosce Zlatan Ibrahimovic. Il taekwondoka partenopeo, primo vincitore italiano di una medaglia olimpica nell’arte marziale coreana (argento a Pechino 2008), ha avuto il piacere e l’onore di incontrare l’attaccante svedese. «A Milanello nel 2010. Occasione durante la quale ebbi modo di consegnargli la cintura nera personalizzata e la divisa della Nazionale italiana. In cambio mi donò la sua maglia numero 11 autografata», racconta Sarmiento, che da tifoso azzurro decise di regalarla al marito della sorella di sua moglie, sostenitore rossonero.
 
 


Alfiere Fita, il plurititolato atleta di Casoria sapeva perfettamente della passione giovanile dell’attaccante milanista. «Praticava taekwondo nelle periferie di Malmoe, in Svezia, prima di ricevere la chiamata dell'Ajax». Proprio dallo sport di combattimento, «l'arte dei calci e dei pugni», Ibra ha attinto tecniche e strategie che usa sul rettangolo verde. Gol spettacolari, messi a bersaglio, attraverso il momdollyo chagi (tallonata ruotando indietro), il dollyo chagi (calcio semicircolare alto), dwi chagi (calcio indietro). Talento e imprevedibilità, forza fisica e agilità.
 

 
«Siamo coetanei: Ibra è del 1981, io sono nato nel 1983. Lui è alto 1,95 cm, io, invece, 1,98», puntualizza Sarmiento, designato «miglior atleta campano nel 2008». Il suo anno magico. «Medaglia d’oro ai mondiali militari a Seoul, bronzo europeo a Roma, argento a cinque cerchi in Cina». Con un singolare primato. «Ho superato Paolo Cannavaro e Massimiliano Rosolino nella speciale classifica del 2008: che onore», ammette Mauro, poi bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012.
 
Idee chiare in vista delle prossime elezioni federali. Rende noto il suo endorsement. «Sosterrò il candidato Junho Park, figlio del past president Sun Jae Park, che ha portato il taekwondo in Italia nel 1960». E motiva la sua scelta. «Serve una ventata di cambiamento e rinnovamento. Penso sia un bene l’avvicendamento. Occorre promozionare il taekwondo. Non basta la notorietà ogni 4 anni. Bisogna puntare sulla crescita non solo mediatica del movimento, e sull’aumento considerevole del numero dei tesserati».
 
Tedoforo alle Universiadi 2019. «Bellissimi ricordi, sono orgoglioso di essere napoletano. E’ stata l’emozione più bella dopo le due medaglie olimpiche conquistate», rivela Sarmiento. «Portare la fiaccola a piazza del Plebiscito, una delle piazze più rappresentative di Napoli e conosciuta in tutto il mondo, è stato il massimo: non potevo chiedere di più. Emozione indescrivibile, che ricorderò per sempre».
 
Calciatore mancato. «Avrei voluto provare ma non nego niente dei miei trascorsi sportivi. Se tornassi indietro, mi cimenterei esclusivamente. Ero molto seguito a livello calcistico. Da Casoria a Roma il mio trasferimento nel 2001: avevo 18 anni.  Papà mi ha diretto verso il taekwondo e ho intrapreso la strada del professionismo in questa disciplina», osserva.  
 
Elegante nei movimenti, attaccante longilineo, veloce e tecnico. «Con Zlatan ce la possiamo giocare», scherza Sarmiento. «Napoli - Milan si preannuncia una gara tosta. Tre squadre stanno esprimendo il miglior calcio post lockdown: il Napoli, il Milan e l’Atalanta». Lontane le sfide di Maradona agli olandesi allenati da Sacchi. «Siamo più forti nei singoli e nel collettivo. Non sempre, però, vince il migliore», conclude Sarmiento. Incrocia le dita e ricorre agli scongiuri. Non dice quali, facile intuire. Tecniche di gamba e non solo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
© RIPRODUZIONE RISERVATA