Mondiali, a Tokyo l'età dell'oro
della nostra ginnastica

Mondiali, a Tokyo l'età dell'oro della nostra ginnastica
di Sergio Arcobelli
Domenica 24 Ottobre 2021, 06:30
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Il cielo continua a tingersi di azzurro in Giappone. Dalle 40 medaglie di Tokyo alle 4 della ginnastica tricolore ai Mondiali di artistica di Kitakyushu. Un oro, due argenti e un bronzo: siamo una potenza anche in una delle discipline olimpiche di maggior tradizione. E celebriamo un’impresa mai riuscita tra gli uomini. 

A firmarla è stato – curiosamente - chi alle Olimpiadi non c’era: Nicola Bartolini, 25enne di Quartu Sant’Elena, mai aveva centrato una finale iridata in carriera, e ha conquistato il primo oro azzurro di sempre al corpo libero. In 108 anni di storia, infatti, l’Italia si era fermata soltanto a due bronzi, conquistati da Franco Menichelli a Praga 1962 e a Dortmund 1966. Un altro tabù infranto e forse nel momento meno atteso anche se nell’anno più magico dello sport azzurro. «È un risultato storico: dopo questa impresa mi aspetto una statua con la mia faccia, come Menichelli…»,se la ride l’uomo che succede a Jury Chechi, oro agli anelli ed ultimo campione iridato nella ginnastica al maschile 24 anni fa. «Dal 2014, anno della mia prima volta ai Mondiali, sono cambiato tanto, è diventato il mio lavoro e finalmente si vede». Il neo iridato non sta nella pelle – tra l’altro piena di tatuaggi, una delle sue più grandi passioni insieme ai cani - per un successo arrivato dopo una carriera che sembrava stregata. 

Giovane emergente, si era trasferito a Milano nel centro federale, ma si accorse presto di essere ai margini, meditando il ritiro. Così decise di ripartire da Salerno, ma poi un infortunio alla spalla gli negò, sul più bello, le Olimpiadi di Rio 2016. «Lì ho pensato di mollare tutto, abbandonare la ginnastica e dedicarmi ad altro, magari inseguire un altro sogno, quello di diventare vigile del fuoco». Si era ritrovato sotto i riflettori soltanto in un docu reality, “Ginnaste - Vite parallele”. «Ero una testa calda, un cane randagio senza motivazioni e ho dovuto lavorare tanto per arrivare ad avere una mentalità più da professionista». Poi, si era preparato per Tokyo 2020, ma dopo un bronzo europeo ad aprile per un complesso gioco di incastri del regolamento era rimasto fuori dalla qualificazione. Una maledizione a cinque cerchi. Anche per questa serie di sfortunati eventi, forse, Bartoleddu (il suo nome social) sul collo si era tatuato la scritta “Unlucky” (sfortunato). Ma dopo aver fatto i conti con il destino, ieri per Nicola, tesserato con la Pro Patria Bustese e tifosissimo del Cagliari, è arrivata l’ora del grande riscatto e della rivincita personale, in una gara in cui ha battuto il giapponese Kazuki Minami e il finlandese Emil Soravuo. «Ho tirato fuori gli artigli e ho fatto gli esercizi giusti al momento giusto.

Quando si lavora duro, il risultato si vede», ha commentato l’azzurro.  

E puntuali, sono arrivati i complimenti dei miti. Franco Menichelli: «Quando vinci, significa che sei il più forte. Io al massimo arrivai al bronzo, sono felice per Nicola e spero che questo sia soltanto l’inizio di una splendida carriera». E Vanessa Ferrari, una che di resilienza se ne intende e non si è mai arresa ai problemi, tanto da vincere l’argento olimpico a 30 anni: «Sono davvero felice per il risultato di Nicola, penso che sia frutto di un grande percorso di crescita. Negli anni ha lavorato per migliorarsi ed è riuscito a raggiungere un risultato che ripaga i sacrifici e il lavoro».

Ieri l’Italia ha raccolto altre tre medaglie pesanti. Tra le donne, è arrivato l’argento di Asia D’Amato, 18enne genovese, al volteggio. Poi, la doppietta da sogno agli anelli con Marco Lodadio di nuovo argento, davanti a Salvatore Maresca. «La ginnastica italiana sta vivendo un nuovo Eldorado», assicura Franco Menichelli, indimenticato oro olimpico a Tokyo ’64. Se lo dice lui, c’è da credergli. Oltre Vanessa Ferrari, sta nascendo una grande ginnastica italiana. Per una nuova età dell’oro. E un obiettivo non così lontano: Parigi 2024. 

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