Napoli ricorda Tibor Benedek:
«Leggenda dalla classe infinita»

Tibor Benedek
Tibor Benedek
di Diego Scarpitti
Giovedì 18 Giugno 2020, 21:33
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Nelle 50 leggende della pallanuoto Frederic Durand, nazionale francese e giocatore del Cercle des Nageurs de Marseille, ha inserito Manuel Estiarte, Tamas Kasas, Igor Milanovic, Carlo Silipo, e il compianto Tibor Benedek. Il mondo della pallanuoto piange il grande giocatore magiaro, scomparso 47enne, vincitore di tre medaglie d'oro consecutive  alle Olimpiadi di Sydney 2000, Atene 2004 e Pechino 2008. Napoli ricorda con affetto il player di Budapest «leggenda dalla classe infinita».
 
 

Waterpolo Legends. Alla Duna Arena Benedek andò in gol nel match tra Millennium Master, formazione composta dai fuoriclasse tre volte campioni olimpici dell’Ungheria (2000-2008), e All Star Team, guidato da Ratko Rudic in panchina, con Afroudakis, Van der Meer, Aleksandar Šapić, sindaco di Novi Beograd. Finì 5-5 alla presenza di quasi 6 mila spettatori. Unico napoletano e il solo italiano a prendervi parte Francesco Postiglione, vicepresidente Fin. «Tante battaglie all'ultimo sangue, talvolta anche colpi e mani al collo. All’insegna della correttezza, dei saluti e degli abbracci il fine partita. Un piacere davvero rivedersi anche negli ultimi anni, ricordando i trascorsi agonistici», spiega il posillipino, bronzo ad Atlanta'96. «Due anni fa l’ultima sfida a Budapest: fu l'ennesima gioia di ritrovarsi e lottare in acqua. Poi il terzo tempo con una bella birra e tanti sorrisi». Spettacolo in vasca e sugli spalti.

Punto di forza. «Il mancino più forte di sempre, univa testa ed esplosività. Sbalordiva per le sue giocate sensazionali, artefice di numeri pazzeschi. Grintoso, non mollava mai, ultimo ad ammainare la bandiera. Esempio di rettitudine», ammette Postiglione.

Federica Salvatori (figlia dell’allenatore Marco) la sua prima moglie, attuale consorte di Alessandro Calcaterra (ex rossoverde), oro alle Universiadi di Napoli 2019, assistant coach di Alberto Angelini ai Giochi universitari.

Palmares nutrito. Un tricolore con la Roma (1999), 6 scudetti, 4 Coppe Italia e altrettante Coppe dei Campioni con il Recco, di cui fu anche capitano per volere di Pino Porzio. «Avversario straordinario, atleta esemplare e impeccabile, eccezionale e talentuoso. Non ci sono veramente parole per definire questa tragedia: un ragazzo giovane e vitale. L’uomo più grande dell’atleta. Persona semplice e benvoluto da tutti. Esempio in acqua e fuori, mai una parola fuori posto. Una furia, una belva agonistica per quanto dolce e affettuoso nella vita quotidiana. La vivo come profonda ingiustizia», osserva sconsolato il tecnico del Canada.

«Tibor un grande professionista. Immenso in allenamento, lavorava oltre l’orario consueto e chiedeva il permesso per continuare. Un vero trascinatore, soprattutto con i giovani». Non a caso oro mondiale da giocatore a Barcellona (2003), dove bisserà il titolo nel 2013 con la nazionale ungherese, in veste di commissario tecnico.

Tratto umano. «La serietà fatta uomo, la lealtà come regola di vita, il talento come marchio di fabbrica! Mi mancherai Tibi, tu appartieni all’Olimpo dello sport ma mi piace ricordarti per la virtù che hanno solo i grandi uomini come te, la semplicità», conclude Pino Porzio, che rivolge un pensiero alla famiglia, esprimendo sentite condoglianze a tutta la pallanuoto ungherese.

Principio di reciprocità. Carlo Silipo grande avversario di Benedek con il Posillipo e il Settebello. «Nutro un rispetto pazzesco per Tibor, per la persona, l’uomo e il giocatore. Mi sono ispirato a lui. Giocare contro era un motivo di crescita e di orgoglio», afferma l’oro di Barcellona’92. «Giocavamo sullo stesso lato, quindi ci marcavamo spesso». E un simpatico aneddoto. Una vicendevole (e insaputa) citazione in «Waterpolo Legends»: «Senza saperlo io indico Tibor e lui indica me come l’avversario più duro mai affrontato».

Guerriero. «In acqua faceva cose inimmaginabili, giocava sempre al 100% e non l’ho mai visto reagire a una provocazione. Era un campione in tutto. Sapevo che stesse male, ma la sua grandezza s’è vista anche nella malattia: è riuscito a non far trasparire mai nulla. Abbiamo perso una grande persona, un esempio per tutti e va ringraziato», argomenta Silipo.

Soltanto il cancro al pancreas poteva battere Tibor Benedek, senza dubbio uno dei migliori 10 di tutti i tempi. La sua dipartita segue di un giorno quella dell'85enne Gyorgy Karpati, anch’egli campione olimpico per tre volte di fila: a Helsinki ’52, Melbourne ’56 e Tokyo ’64, altra intramontabile gloria della scuola pallanuotistica magiara.
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