Pallanuoto, sogno di Carolina Ioannou:
«Da Universiadi alle Olimpiadi di Tokyo»

Carolina Ioannou
Carolina Ioannou
di Diego Scarpitti
Mercoledì 8 Aprile 2020, 21:28
5 Minuti di Lettura
Ricominciare a settembre o ripartire da dove interrotto? Dilemma clorato insoluto. Una volta usciti chiaramente dall’emergenza coronavirus. In gioco un pezzo di scudetto ma in ballo c’è soprattutto la salute. E allora procedere con somma cautela diventa la strada maestra. In attesa di quel che sarà, quarantena con sfondo mare per Carolina Ioannou. Pontile di Bagnoli a un passo, Capri all’orizzonte.
 
 

A1. «Mi auguro si possa riprendere. Credo che ora ogni decisione sia affrettata, perché nessuno può prevedere quando usciremo da questa situazione», spiega la pallanuotista napoletana in testa al campionato. Ancora otto gare da disputare, impossibile finire la regular season il 2 maggio, come previsto. «La piscina mi manca tantissimo. Allenarsi a secco è molto più faticoso. Mi manca la palla, ovviamente, così come il gioco. Mi mancano gli allenamenti di nuoto più pesanti», ammette il difensore dell’Ekipe Orizzonte.
 
Workout domestico. «Si lavora su tutto: intensità, velocità, forza, coordinazione. Esercizi più svariati, dai classici plank, squat, push-up e affondi, passando agli elastici, utilizzando pesetti o bottiglie di acqua. Ogni mattina Martina ci manda il programma da seguire con i video». Compiti da svolgere indicati espressamente da Miceli, che ha guidato le azzurre alla conquista della medaglia d’argento alle Universiadi 2019. Alla Scandone, tra le mura amiche, c’era naturalmente Carolina, sorretta dal suo pubblico.
 
Obiettivi. «Coppa Len e Supercoppa già messe in bacheca. Giocare d’estate sarebbe bellissimo. Vorrei bissare lo scudetto: sarebbe stato entusiasmante disputare i playoff ma non credo ci sarà tempo. Punto alla Champions League quest’anno», chiarisce le sue ambizioni la giocatrice classe’96.
 
Tokyo 2020/1. «Giusto rinviare di un anno. Ogni atleta desidera rientrare in acqua. Le Olimpiadi sono un evento che mobilita una fiumana di persone provenienti da ogni angolo del mondo. Corretto rispettare la salute degli atleti, che hanno il diritto di preparare in maniera opportuna un evento di tale importanza», afferma la pallanuotista dalla doppia nazionalità, italiana ed ellenica.
 
Atene 2004. «Indimenticabile. Il mio sogno inizia proprio da lì. Ero in tribuna all’Olympic Aquatic Centre a vedere quella famosa finale, Italia-Grecia. Potrebbe essere scattata proprio allora la mia passione per la pallanuoto». Dal baule dei ricordi emerge la foto sugli spalti. «Mamma volle comprare i biglietti due anni prima, era sicura che l'Italia sarebbe arrivata in finale. Euforia dilagante, tribuna stracolma: faceva caldissimo». Tricolore disegnato sul viso di mia madre e sul mio: occhiali in tinta, mentre mio padre e mio fratello sventolavano bandiere della Grecia», rammenta la ragazzina che all’epoca aveva 8 anni.
 
Mai avrebbe immaginato di tifare per quelle che sarebbero diventate in futuro il suo presidente e il suo allenatore di club, ovvero Tania Di Mario e Martina Miceli, che conquistarono l’alloro olimpico. «Martina e Lilli, la napoletana Carmela Allucci, che trionfarono nel 2004, hanno iniziato a giocare con mia mamma», confessa orgogliosa Carolina, figlia d’arte.
 
Un cerchio da chiudere, anzi cinque. «Sogno di andare in Giappone, spero di conquistare Tokyo e vestire la calottina azzurra. Sono consapevole che dipende da me. Devo dimostrare di meritare il Setterosa ed è ciò che mi propongo di fare», assicura fiduciosa. E poi si potrebbe verificare una sfida singolare contro le sue compagne di squadra. «Sarebbe divertente affrontare le due canadesi Hayley McKelvey e Joelle Bekhazi. Me lo auguro».
 
Pasqua con i tuoi. «Mamma Bianca ha giocato con il Fuorigrotta, Volturno e Rari Nantes Palocco, centroboa prima, difensore dopo, ex nazionale. Vivo serenamente il rapporto con lei: guai a chiamarmi alla vigilia della partita. Mio fratello Giorgio è un arbitro di pallanuoto: auspico che arrivi più in alto possibile. Papà Dimitri, ingegnere civile, è il mio tifoso numero uno: è un bravo musicista, suona il sassofono e il buzuki, tipico strumento greco simile al mandolino. Ha trasmesso la passione per la musica a me e mio fratello. Da piccola suonavo il pianoforte. Poi la pallanuoto è diventata più impegnativa e ho abbandonato. A Catania ho portato la tastiera elettronica. Ogni tanto delizio le mie coinquiline con qualche notturno», rivela la 24enne, che ha realizzato 11 reti nella stagione interrotta.   
 
Festività. «Con i miei ovviamente. Ho fatto comprare il grano cotto la scorsa settimana. Non mancheranno pastiera e casatiello. Ai fornelli mamma è più brava quindi lascio fare a lei. Le zeppole di San Giuseppe, però, le ho fatte io a marzo». Abilità in cucina, skills non solo in piscina.
 
Serenità nella tempesta. «Non mi sto annoiando sinceramente. Sto approfittando della quarantena forzata, per accelerare un po’ lo studio. Sto seguendo online inglese, spagnolo, storia e critica del cinema. A breve gli esami sulla piattaforma Microsoft Teams», asserisce la studentessa al terzo anno di Scienze e lingue per la comunicazione all’università di Catania.
 
Passatempo. «Sto leggendo Operazione Teseo di Luigi Necco. E’ la storia di un militare che si trovava a Creta durante la Seconda Guerra Mondiale, e tratteggia il legame dei greci con gli italiani, nonostante noi fossimo gli invasori. Mi piace, perché mi sento coinvolta, data la mia doppia nazionalità».
 
Appello. «Ora è importante più che mai restare a casa. I contagi stanno diminuendo e la gente si sta rilassando: non è assolutamente il momento di abbassare la guardia. Ognuno di noi ha dovuto rinunciare a qualcosa e cambiare parte della propria quotidianità. Bisogna essere diligenti e avere buon senso. Nel rispetto di chi ha perso i propri cari e dei medici, infermieri, operatori sanitari e tutti coloro che stanno lavorando, per cercare di combattere contro il coronavirus. Usciamo solo per lo stretto indispensabile. Se ognuno fa la sua parte #andratuttobene», conclude Ioannou. Ritorneranno giorni migliori.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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