«Sono cresciuta e penso di aver dimostrato di meritarmi quel ring», così Sirine Charaabi festeggia per la medaglia d’oro appena conquistata nella categoria 57 kg ai campionati italiani assoluti di Avellino.
«Eri piccolina e non riuscivi a tenere alta la guardia, i guantoni pesavano più di te, ma facevi di tutto per stare sempre al centro del ring», scrive un amico a Charaabi, in palestra da quando aveva 5 anni, poco dopo essere arrivata in Italia. Sirine, nata in Tunisia ma da sin da piccolissima residente a Caserta, attende ancora di ricevere la cittadinanza italiana, l’ostacolo che per tanto tempo le ha impedito di presentarsi ai tornei internazionali di boxe. Adesso, con il titolo di campionessa italiana in tasca, il sogno di indossare la maglia azzurra sembra finalmente possibile.
«Papà non ha potuto seguire il match in diretta. Quando l’ho chiamato piangevo. A casa è stata una festa», commenta la ragazza, figlia di genitori tunisini che in Italia hanno ricominciato partendo da zero. La pugile sembra aver messo da parte la brutta sconfitta della finale del dicembre 2018: «Ero in un “periodo no”.
«Il primo match era facile - prosegue la pugile - ma nella prima ripresa non ho fatto benissimo perché ero tesa. Avevo mille pensieri. Poi, una volta salita sul ring, durante la finale sono riuscita a controllare le ansie. Ho boxato come mi hanno insegnato a fare. Ho incrociato tutti i colpi della mia avversaria e ho sfruttato quella che da sempre è la mia carta vincente: la velocità».
Per il maestro Giuseppe Perugino, fondatore della storica palestra Tifata Boxe Prisco Perugino, la strada per la convocazione in Nazionale si è fatta più breve. Ed è a lui che la campionessa ha dedicato l’oro, al maestro che le ha fatto anche da nonno. «Questa vittoria è merito suo. Devo ringraziarlo, per tutto. Sono contenta del mio risultato e non penso a nient’altro. Se dovessero convocarmi in Nazionale, sono pronta a dare il massimo. È quello voglio. Ma preferisco non pensarci. Non vorrei restare delusa».