ST. ANDREWS (Scozia) – Filippo Celli, 21 anni, ha superato il taglio nel 150° Open Championship di golf. Si tratta di un’impresa eccezionale, se si considera che il giocatore romano è ancora dilettante. Ma non c’è da stupirsi più di tanto. Il ragazzo associa un carattere da campione a doti tecniche notevoli: dopo il 74 del primo giro (due colpi sopra il par) era stato chiaro: «Oggi ho commesso degli errori, soprattutto nelle buche finali, Ma sono sicuro che domani farò una grande prestazione». Promessa mantenuta: il 67 di giornata e il -3 in classifica generale gli hanno permesso di accedere ai due round finali. Sul campo, accompagnato nelle vesti di caddie dal suo coach Alberto Binaghi, Celli ha dato spettacolo. Per lui le urla di incitamento di familiari e amici dell’Olgiata e gli applausi di un pubblico competente che, buca dopo buca, ha imparato ad apprezzarne il valore. Nel 2009 fu Matteo Manassero a superare il taglio all’Open Championship, aggiudicandosi anche la Silver Medal che premia il miglior dilettante in gara. A Tamberry Manassero chiuse addirittura al 13° posto, dando così il via a una carriera eccezionale, perlomeno fino al 201, anno della vittoria a Wentworth. Il confronto dunque è pesante, ma per uno come Celli non è fuori luogo. Per portare a casa il trofeo deve vedersela soprattutto con gli inglesi Brown (-6) e Bairstow (par) el’atleta delle Cayman Jarvis (par). C’è da giurare che li ha già messi nel mirino.
Il suo 67 è stato il frutto di un gioco pressocché perfetto. Nessun bogey sulla carta: solo par e 5 birdie. Nel suo repertorio, colpi eccezionali. «I più belli? Il ferro 7 al par 3 della 11, che ho messo a meno di un metro dall’asta per il birdie, e l’uscita dal bunker alla 17 con la quale ho salvato il par». Ci sarebbe da essere più che soddisfatti, ma Celli non è tipo che si accontenta: «Ho molti rimpianti, soprattutto per i birdie mancati nelle prime 9 buche». Ecco, il carattere è questo. E rappresenta una dote, non certo un problema.
L'ultima di Tiger Woods
Nella giornata in cui il golf italiano scopre un giovane sul quale puntare, il Golf con la G maiuscola celebra uno dei suoi momenti più emozionanti: il congedo di Tiger Woods dall’Old Course, il campo-santuario che ha visto scorrere una storia lunga quasi 600 anni.
Tiger ha catalizzato, come sempre, l’attenzione generale. Ma la gara ha detto anche altre cose. Per esempio che in testa è salito con -13 ( 67 64) l’australiano Smith e a che a inseguirlo c’è l’americano Young a -11 (64 69). Entrambi di nome fanno Cameron. Con un gioco di parole, qui sono stati denominati The Cameron’s. Poi ci sono Rory McIlroy (-10, 66 68) e Victor Hovland (-10, 68 66) che lo incalzano, mentre il campione uscente, l’americano Collin Morikawa, ha dovuto fare anzi tempo le valige. Purtroppo non ci sarà nel week end neppure il nostro Guido Migliozzi (+3, 71 72). Ce l’ha fatta invece, con l’ultimo risultato utile, Francesco Molinari (par 73 71). Ma che sofferenza! Quando il taglio sembrava una pratica archiviata, sono arrivati i bogey alla 16 (e ci può stare) e soprattutto alla 18 (che fa il paio con quello alla 9, due buche che hanno fatto registrare una marea di birdie e un bel po’ di eagle 2). Il fatto di giocare nel week end resta comunque un fatto positivo. Bisogna risalire posizioni e riprendere un cammino interrotto bruscamente. Non è possibile che non ci sia più traccia del campione che tre anni fa dettava legge nel mondo.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout