Il titolo italiano di Di Martino
dedicato a Mario e all'Arma

Giuseppe Conte con Dario Di Martino
Giuseppe Conte con Dario Di Martino
di Diego Scarpitti
Lunedì 29 Luglio 2019, 15:27
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«In questi giorni abbiamo perso una persona prima di un carabiniere in maniera assurda, quindi il mio pensiero, da carabiniere, va ad un mio collega, che è morto svolgendo il proprio lavoro». Il napoletano Dario Di Martino dedica il titolo italiano vinto a Bologna, nella pistola libera a 50 metri, al compianto vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Sul terzo gradino del podio, subito dietro l’atleta delle Fiamme Gialle, Alessio Torracchi, l’altro militare dell’Arma, Mauro Badaracchi. «Compagno di squadra dei carabinieri e della Nazionale, da sempre un tiratore fortissimo. Mauro ha vinto moltissimo tra Europei e Coppe del Mondo in passato, partecipando alle Olimpiadi di Pechino 2008», racconta entusiasta il primo classificato con il punteggio di 549, con 9 mouche. «E’ come se fosse un fratello, abbiamo un rapporto fantastico al di fuori delle linee di tiro. Mauro è davvero un amico speciale», afferma soddisfatto lo studente universitario in Economia aziendale, classe 1995, che ha concluso gli esami prima delle Universiadi 2019.

Mente sgombra, precisione millimetrica e bronzo nel doppio misto con la sannita Maria Varricchio ai Giochi all’ombra del Vesuvio. Poi i complimenti del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, alla cerimonia di chiusura allo stadio San Paolo, e foto di rito con i campioni del tiro a volo Simone D'Ambrosio e Fiammetta Rossi. «È la seconda volta che vinco nella categoria senior, fino a Rio 2016 era una specialità olimpica poi il comitato ha sostituito la libera con il mixed team, quella in cui ho trionfato alle Universiadi. La perdita della libera è stato un brutto colpo. E’ la specialità che preferisco da sempre, considerata la regina del tiro a segno, dunque, la più difficile, poiché si spara all'aperto e bisogna stare attenti alle condizioni atmosferiche oltre alle condizioni fisiche e mentali in quel momento».
 
 

Difficile confrontarsi con avversari quotati ad elevate temperature. «Sfida impegnativa. Mi ha salvato l’ultima serie di 10 colpi (96/100). Cinque gare in altrettanti giorni: a Bologna caldo assurdo». Il talento di Chiaia, che ha studiato alle Scuole Pie, si allena in via Campegna. «Frequento il poligono, il più grande del Sud Italia, da quando avevo 10 anni. Mi ha portato mio padre Giovanni. E dall’inizio mi sono allenato con Vincenzo Grimaldi, che ha cresciuto tantissimi tiratori, molti dei quali sono stati in Nazionale». Debito di riconoscenza nei confronti del suo mentore, presente nell’arena di Fuorigrotta in occasione delle Universiadi. «Devo tanto a Vincenzo Grimaldi, che mi ha portato nel giro della Nazionale, dove ho incontrato uno staff incredibile e in particolar modo Roberto Di Donna, oro ad Atlanta 1996, il mio allenatore in azzurro». Che ha gustato live alla Mostra d’Oltremare il successo del suo brillante allievo.

Gli impegni sportivi del valente Di Martino non sono ancora terminati. «Dal 5 al 12 agosto nuovamente a Bologna per il raduno. Si approssimano gli Europei a fuoco, che si svolgeranno in Emilia Romagna dal 12 al 23 settembre. Spero di partecipare di libera oltre a fare le specialità a 25 metri (pgc, ps)». E poi vacanze? Giammai. Incombe la tesi in Economia politica. Sport in primis e poi lo studio. Dal podio all’alloro, Dario Di Martino sempre a bersaglio.
 
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