Tokyo 2020, Sha'Carri Richardson
positiva a cannabis: rischia l'esclusione

Tokyo 2020, Sha'Carri Richardson positiva alla cannabis. Rischia l'esclusione
Tokyo 2020, Sha'Carri Richardson positiva alla cannabis. Rischia l'esclusione
Venerdì 2 Luglio 2021, 17:11 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 20:51
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Era lei la favorita all'oro olimpico nei 100 metri, Sha'Carri Richardson, ma la sua avventura in terra nipponica potrebbe non partire mai. La velocista statunitense è, infatti, risultata positiva alla marijuana durante le selezioni per le Olimpiadi di Tokyo e di conseguenza potrebbe essere espulsa.

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Tokyo 2020, cosa rischia Sha'Charri

Dopo le indiscrezioni dei media americani, col New York Times in testa, la conferma è arrivata direttamente dall'atleta: «Sono umana», ha scritto su Twitter la ventunenne. La marijuana non è stata assunta per fini dopanti, ma per superare il dolore per la morte della madre biologica, ha detto sempre lei nella sua tesi difensiva. Un peccato, comunque, perché, grazie ai tempi dei Trials Usa, era riuscita a staccare magistralmente il biglietto per i Giochi.

Olimpiadi a cui potrebbe rinunciare, come detto, perché lo stupefacente rientra nell'elenco delle sostanze vietate dall'Agenzia mondiale antidoping, che potrebbe decidere di metterla fuori gioco da un mese a due anni. Se la pena fosse minima, essendo arrivata la conferma della sua positività il 28 giugno, la velocista potrebbe far parte della spedizione giapponese (le gare di atletica, infatti, iniziano il 30 luglio), ma l'ultima parola spetta a Usada e Wada, che potrebbero non essere così magnanime.

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Ma Sha'Carri sarebbe proprio in buona compagnia per quanto riguarda le esclusioni. Anche la giovane atleta namibiana Christine Mboma , anni 18, rivelazione dell'anno sui 400 metri, non potrà essere ai nastri di partenza della sua distanza preferita a Tokyo.

Stavolta a colpire sono i livelli di testosterone troppo alti.

Dopo aver ottenuto la settima miglior prestazione di tutti i tempi sui 400 metri mercoledì a Bydgoszcz in Polonia, in 48'54, Mboma è incappata nei regolamenti sugli atleti affetti da iperandrogenismo, esattamente come la sudafricana Caster Semenya e la sua connazionale e coetanea, Beatrice Masilingi, entrambe escluse.

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«I risultati del test center indicano che entrambe le atlete hanno livelli di testosterone naturalmente elevati non sono idonei per eventi compresi tra i 400 metri e il miglio (1.609 metri)», scrive in una nota il comitato olimpico della Namibia. Entrato in vigore nel 2019, il regolamento sull'iperandrogenismo impone agli atleti interessati di sottoporsi a un trattamento per abbassare i livelli di testosterone per sei mesi consecutivi prima di poter partecipare a una competizione internazionale dai 400 al miglio. Quindi né Mboma, né Masilingi potranno partecipare ai 400m alle Olimpiadi di Tokyo, dove neanche Semenya potrà difendere i suoi due titoli vinti sugli 800m.

 
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