La tappa odierna, con il terzo arrivo in salita di questa Vuelta, ha visto il duello tra i migliori solo nel finale, anzi negli ultimi mille metri, con Nairo Quintana che si è dimostrato il migliore anche se non ha attaccato da lontano.
Rodriguez ha vinto da solo lasciandosi dietro, con un divario di 19”, Rafal Majka mentre per il terzo posto l’ha spuntata Dylan Teuns su Bjorg Lambrecht. Migliore degli italiani, Edward Ravasi (UAE-Emirates), nono a 1’25”.
Tutto nel finale, dopo la solita fuga che ha animato la giornata. A 3 chilometri dal traguardo ,in salita, il primo scatto è stato di Zakarin; Majka ha risposto con facilità mentre la pendenza della strada diventava atroce, dal 15 al 19,5%. Poco dietro, nel gruppo dei favoriti, c’era anche la maglia rossa Herrada che però non aveva intenzione di spremersi eccessivamente. Lui ha perso contatto e insieme c’era Aru, che ha poi pensato a limitare i danni in salita.
Majka è poi partito portandosi dietro l’africano Kudus: la coppia è rimasta sola al comando. C’era la grande rimonta dello spagnolo Rodriguez che è andato via lasciando la compagnia di Majka e Tenus, poi rispettivamente alle sua spalle sul podio.
Schermaglie iniziali dei 32 davanti anche se il loro vantaggio è stato di 5’ dopo poco più di 50 chilometri di corsa aspettando che la strada salisse mentre il gap al km 100 è cresciuto fino a 8’30” e poco dopo, in salita, di un altro minuto. Una fuga che sembrava essere quella giusta, con gli uomini della Movistar e della LottoNL-Jumbo a dettare il ritmo. Così, dietro, ci si cominciava a preoccupare, soprattutto con Yates e Uran che hanno capito che davanti non si scherzava, con una media davvero elevata, ben 42,5 orari. Come sempre, ed è un copione che si ripete puntuale, il divario scende: a 80 chilometri dal traguardo i muniti sono 6, con De Gendt della Lotto che si prende i punti del GPM. Poco più in là, un problema meccanico, però prontamente risolto, per Valverde mentre davanti cominciavano gli scatti e qualche secondo veniva rosicchiato agli uomini in fuga prima del finale, emozionante come sempre.
Aru: «Non sono nella forma migliore e la speranza rimane comunque quella di migliorare. Questa è una stagione un po’ particolare e sono sempre alla ricerca di quel colpo di pedale che ancora non è arrivato. C’è sia la grinta che la voglia di fare perché questo è il mio lavoro e. la mia passione. Cerco di fare non il massimo ma più del massimo ma le mie prestazioni non mi soddisfano e questo è motivo per stringere ancora di più i denti e andare avanti».
Domani si corre la tappa numero 14 della Vuelta. Ci sono 171 chilometri, ancora con salite, da Cistierna a Les Praeres. L’arrivo ha un tratto in salita che è breve ma davvero complicato, 4 chilometri a 12,5% e punte del 17%, mentre domenica si arriva ancora in salita, ai Logos de Covadonga.
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