Calcio. Taccone: «L'Avellino vuole chiudere il girone d'andata a trenta punti»

Calcio. Taccone: «L'Avellino vuole chiudere il girone d'andata a trenta punti»
di Luigi Pisano
Lunedì 4 Novembre 2013, 23:07 - Ultimo agg. 5 Novembre, 09:09
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AVELLINO - Compleanno con retrogusto amaro, per Walter Taccone. In effetti, compiere sessantasei anni e vedere l’Avellino perdere in casa col Palermo, in un big match alla vigilia traboccante di entusiasmo, non era proprio il regalo che si aspettava il presidente del club irpino.



Con un pizzico di ironia, però, afferma: «Fortunatamente avevo festeggiato sabato sera con tutta la mia famiglia. Se avessi voluto far festa domenica alla fine ci avrei di sicuro rinunciato, chiudendomi in un comprensibile mutismo». D’accordo, la corazzata Palermo è piombata sul terreno del Partenio-Lombardi con tutta la sua forza e ha mostrato i muscoli, ma l’Avellino è sempre quarto in classifica, in piena zona playoff: «Una sconfitta che non cambia i nostri obiettivi, ovvero quello primario della società che riguarda una salvezza tranquilla e poi quello mio, più personale, che consiste nel provare a raggiungere qualcosa in un più della permanenza in B.



In sostanza, si è trattato di un incidente di percorso. Dobbiamo iniziare a rosicchiare punti in classifica e raggiungere quota trenta al termine del girone di andata, per poi poter guardare a quello di ritorno con maggiore serenità». Già, ma in appena 24 ore è difficile smaltire la rabbia: «Sono arrabbiato eccome, perché in campo non ho visto la squadra che conosco. Ma la domanda che mi sta tranquillizzando è questa: era davvero quello il mio Avellino? Il collettivo era stanco: dopo il posticipo col Cittadella ha dovuto preparare una gara così importante in pochi giorni. Comunque, la sconfitta non è maturata tutta per demerito nostro, peraltro, è bravo chi riesce ad imporre il proprio gioco. Certo, abbiamo giocato sotto tono e contro una squadra più forte di noi». Del resto, per Walter Taccone, l’alibi delle troppe assenze proprio non regge: «Sono scuse che non accetto. E poi abbiamo subito più a Siena che col Palermo.



Nel calcio ci vuole l’onestà di ammettere i meriti dell’avversario. La squadra siciliana è stata ingigantita da una serie di episodi e con due tiri in porta ha vinto meritatamente. Un Palermo che ha giocato come l’Avellino, pressando a tutto campo. Il timore reverenziale c’era e anche i mass-media, in settimana, hanno parlato di una formazione in grado di intimorirci. A noi è mancata quella giusta energia, soprattutto mentale. Insomma, il vero Avellino lo ha fatto il Palermo. Una sconfitta che, però, non ci ha ridimensionati, visto che siamo quarti. Quindi, il sogno non è stato messo da parte e un plauso va al nostro grande pubblico».
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