Servivano 19 punti a Stephen Curry per superare i 17.783 che Wilt Chamberlain aveva messo insieme nelle 6 stagioni con i Warriors fino all'anno 1965, quando la franchigia aveva da poco fatto i pacchi per spostarsi da Philadelphia a San Francisco. Un record durato 46 anni, che Curry ha deciso di riscrivere impiattando una prestazione monstre contro i Denver Nuggets, da 53 punti totali e di cui ben 21 nella solo primo periodo.
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Stephen Curry così diviene il miglior scorer all-time di una delle franchigie più apprezzate e seguite nel panorama dello sport moderno, i Golden State Warriors, e nulla toglie alla magnificenza di questo primato il fatto che Wilt "The Big Dipper" Chamberlain ci avesse messo solo 6 stagioni, a fronte delle ormai 12 giocate da Steph: un altro mondo, un'altra pallacanestro, e probabilmente un livello diverso di competitività, soprattutto nel ruolo. Chamberlain poi era un dominatore totale, fisicamente, atleticamente, e non per ultimo tecnicamente.
La meraviglia di vedere oggi Curry ancora più in alto sta tutta lì: normotipo in tutto e per tutto, atleticamente nella media, non un motivo per cui puntare il gettone su di lui. Ma poi c'è il tiro, sopratutto quello dalla lunga, del quale Curry si fatto pioniere ante litteram, cambiando e riscrivendo le regole del gioco ad una distanza dal canestro più elevata, ma col bersaglio sempre delle stesse dimensioni.
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Ma al di là dei numeri, come sempre rappresentazione valida ma statica di un qualcosa che invece si muove, danza e si esprime a suon di sinfonie sportive, resta la disaramante leggerezza con cui l'ormai 33enne Curry continua a mettere in scena i suo talenti. Quella disarmante leggerenza che da oggi 13 aprile 2021 lo rende, senza titolo di smentita, il più grande Warriors di sempre.