Malaventura, canestro al virus:
«Ho vinto con una grande squadra»

Malaventura, canestro al virus: «Ho vinto con una grande squadra»
di Stefano Prestisimone
Martedì 24 Marzo 2020, 08:00
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L'eroe della storica vittoria di Napoli contro l'Armani Milano, l'uomo delle 22 stagioni tra A1 e A2, degli oltre 3mila punti realizzati, ha battuto anche il Covid-19 che sta spaventando il mondo. Matteo Malaventura, 41 anni, un gran signore della pallacanestro italiana, oggi è anche un simbolo della lotta contro il Coronavirus. Contagiato, aveva postato una foto dal letto di ospedale con tanto di respiratore artificiale per tenere alta la soglia di attenzione. Poi 5 giorni fa il ritorno a casa, il finale di questa partita non è vicinissimo, ci sono dei supplementari da fare. Ma il peggio è alle spalle. «Sono tornato a casa giovedì sera con l'obbligo di fare un periodo di 14 giorni isolato in camera, quindi con moglie e figli a debita distanza. Ma qui a casa è tutta un'altra storia ovviamente. Poi verranno dei medici a farmi un tampone, ripetuto poi dopo 2 giorni, per verificare se sono negativo al virus. La polmonite rispetto a quando sono arrivato in ospedale ora si è leggermente estesa, ma mi dicono sia normale. Sono debole, ma sto meglio, respiro bene e questo è fondamentale».

Un incubo quello vissuto dal fromboliere pesarese. «Dopo 9 giorni di febbre che non scendeva abbiamo cominciato a preoccuparci, soprattutto perché ho avvertito una difficoltà di respirazione. Mia moglie ha chiamato il 118 e la sensazione dei medici è stata subito chiara. Avevo preso il Coronavirus anche se davvero non so come e quando», dice Matteo. «Quando mi hanno attaccato all'ossigeno mi sono un po' preoccupato, poi mi hanno messo la maschera più piccola, quindi i tubicini e allora ho capito che stavo migliorando. È una situazione surreale, perché non vedi volti intorno a te, vedi solo occhi. Non c'è modo di comunicare. Ma a tutto il comparto medico che sta lottando dal primo giorno va fatto il più grande degli applausi, sono meravigliosi. Sembrava di essere in guerra, arrivavano pazienti senza interruzioni, e tutti si aggrappavano alla forza e alla dolcezza dei dottori e degli infermieri». Il suo pensiero nei giorni più difficili è stato di mandare un messaggio a tutti per non abbassare la guardia: «Mi è venuto spontaneo pensare agli altri, a chi sta sottovalutando questo pericolo. E allora ho fatto quel selfie, scrivendo che se era capitato a un ex atleta, oggi 41 enne, che ha giocato in serie A vent'anni, può capitare a chiunque. È un virus subdolo, credo non ci sia davvero una cura, a me hanno dato antibiotici e antivirali, ma tutto alla fine è legato alla tua forza di resistere alla difficoltà respiratoria provocata dalla polmonite. La cura migliore è stare a casa e avere fiducia. Passerà».

La moglie Marianna e figli Niccolò (uno dei migliori 20 prospetti italiani del 2005) e Alice, rischiano stando in casa? «I medici hanno detto che non c'è bisogno di fare il tampone - chiarisce Matteo - Stanno in quarantena anche loro in effetti e hanno avuto una leggera febbre con tosse nei giorni precedenti al mio ricovero. Probabile che si sia esaurito tutto lì. Quando finirà per me, sarà finita anche per loro». L'affetto di tutto il mondo del basket italiano quanto è stato importante? «È stata una spinta emotiva potentissima, ringrazio tutti davvero. Per Napoli conservo un affetto speciale, per la gente, per i tifosi». 
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