Attacco Benevento, ora prove d'intesa Simy-La Gumina

Stellone prova gli attaccanti per colpire il Cagliari

Pettinari in azione
Pettinari in azione
di Luigi Trusio
Giovedì 9 Febbraio 2023, 09:28 - Ultimo agg. 16:45
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Niente rivoluzioni per ora. Non cambia nemmeno il sistema di gioco. L'era Stellone prosegue sulla falsariga di quella di Cannavaro. Avanti col 3-5-2 per non innescare stravolgimenti e lavoro in prevalenza sull'aspetto mentale, ma anche su movimenti e posizioni. Tra i numerosi problemi che il nuovo allenatore deve risolvere, il principale è quello dell'anemia offensiva. Compito arduo quello di trasformare una squadra che non crea gioco e occasioni in una macchina da gol.

Nel corso dell'amichevole con la Primavera, il tecnico ha provato due distinte coppie di attaccanti: Pettinari-Farias e Simy-La Gumina. Entrambe con un centravanti d'area di rigore e una seconda punta perimetrale. Assente Ciano per un affaticamento, oltre a Glik e Vokic non c'era nemmeno El Kaouakibi, che sta facendo differenziato per un fastidio al gluteo che si porta dietro dalla scorsa settimana (motivo per il quale Cannavaro gli aveva preferito Improta contro il Venezia).

Per quel che riguarda poi il buco che si è creato in mediana con le squalifiche di Schiattarella e Viviani, Stellone ha provato Kubica (nel primo tempo, con Karic e Tello mezzali) e Acampora (nella ripresa, con Koutsoupias e Sanogo intermedi).

Il tecnico sembra dunque orientato a riproporre il centrocampo a tre. Si è rivisto in campo Gaetano Letizia, che viaggia spedito verso la convocazione. Stellone ha parlato col capitano, che potrebbe essere in corsa per una maglia (anche se è fermo da tanto e per adesso Jureskin è favorito) e sembra intenzionato a esaudire il suo desiderio di giocare a sinistra. L'unica anomalia registrata, che per certi versi ha il sapore della sorpresa e per altri quello della sonora bocciatura da laterale mancino, è stata quella di Foulon schierato da braccetto. Nel trio difensivo Stellone ha fatto ruotare tutti gli interpreti a sua disposizione, con alcuni spostamenti che sanno di novità rispetto alla disposizione che di solito utilizzava Cannavaro. Il tecnico ha sollecitato in più di una circostanza i suoi a cercare di liberarsi per la conclusione o di mettere il compagno nelle condizioni di calciare. Difatti i tiri verso la porta rappresentano il vero e proprio cruccio del Benevento. E non è che in allenamento le cose siano andate meglio: pare che Cannavaro in più circostanze sia stato costretto a spronare i suoi a finalizzare, manco se tra i giocatori ci fosse una sorta di scarico di responsabilità ad andare al tiro.

A Cagliari sarà una partita insidiosa, anche se per Stellone è sicuramente un vantaggio quello di esordire in trasferta considerato il ruolino di marcia terrificante al "Ciro Vigorito" (7 sconfitte finora, ultimo per punti fatti, vittorie, reti realizzate). Il Benevento fuori casa ha dimostrato di potersela giocare con chiunque: ha perso di misura e per via di un rigore generoso contro la capolista, ha pareggiato con seconda, terza e quarta in classifica (Genoa, Reggina e Sudtirol), deve ancora incrociare quinta, sesta e ottava (Bari, Palermo e Ternana) e ha vinto con la settima (il Parma). I sardi occupano il nono posto ma dall'avvento di Ranieri all'"Unipol Domus" hanno sempre festeggiato (3 successi su altrettante gare disputate ai danni di Cosenza, Como e Spal).

Un filotto che servirebbe pure al Benevento, consentendogli di imprimere quella tanto agognata sterzata. La classifica è difatti la cosa che preoccupa di più, nonostante sia, per fortuna, ancora molto corta. Parecchi dubbi si assestano anche intorno all'incapacità di reagire dopo aver preso uno schiaffo in gara, e soprattutto di gestire una situazione favorevole o di comodo per un periodo medio-lungo all'interno dei 90 minuti. Fragilità alle quali Stellone dovrà ovviare in qualche modo, nel tentativo di riuscire a rimuovere quel blocco psicologico che la squadra si porta dietro, riuscendo nell'impresa in cui non sono riusciti Caserta prima e Cannavaro poi, ovvero quella di dare una scossa e far riemergere il potenziale di un gruppo rimasto finora sotterrato. La speranza è che questa tendenza alla mediocrità dipenda proprio da mancate soluzioni ascrivibili alla guida tecnica e non sia un fatto endemico. Perché se la negatività fosse ormai incancrenita nei calciatori, allora il Benevento rischierebbe di essere spacciato.
 

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