Un brodino, ma è sempre meglio di niente. Il Benevento va avanti a passi troppo piccoli, per fortuna i risultati delle altre consentono di continuare a sperare anche se, con la vittoria di ieri sulla Spal, il Cosenza ha agganciato i sanniti ed è in vantaggio negli scontri diretti, per cui se il torneo cadetto finisse oggi, Letizia e compagni sarebbero retrocessi in C.
Nel frattempo, le partite si assottigliano (-9) come pure i punti per alimentare la risalita. Il problema è che quei lievi miglioramenti che si sono intravisti sul campo nella gestione Stellone non si stanno traducendo in risultati.
Il nocciolo della questione sta tutto lì: dai propositi da linea verde ad una delle età medie più elevate della B, con calciatori spremuti e a fine ciclo o carriera, perseguitati dai guai fisici e limitati sul piano tecnico, della qualità, delle idee della fantasia. È evidente che non ci sia stata premeditazione ma che si tratti di un maldestro tentativo di correggere errori commessi a monte nella fase di elaborazione del progetto. Ormai quel che è fatto è fatto. E il Benevento deve provare a giocarsi le residue chance di salvezza diretta nei 9 turni che restano, con 27 punti in palio.
La società dal canto suo proverà a farsi sentire perché espulsioni letteralmente inventate hanno condizionato due delle ultime quattro gare. Nella mattinata di mercoledì è in programma un'assemblea di Lega cui parteciperà Oreste Vigorito in qualità di vicepresidente e potrebbe essere l'occasione giusta per mettere in evidenza i danni arrecati al club sannita da Cosso ad Ascoli (due gialli in 20 minuti ad Improta, con il secondo molto dubbio) e Santoro sabato (due ammonizioni inesistenti a Tello). Come ha giustamente osservato Stellone «ci giochiamo la vita» e certe decisioni arbitrali così penalizzanti non sono tollerabili e rischiano di compromettere un campionato dove si lotta punto a punto. Nel frattempo il tecnico continua a combattere con i troppi difetti endemici di una squadra che non gli consentono di ottenere quanto desidera. Esattamente come accadeva con Cannavaro e Caserta, il Benevento fa tutto bene fino alla trequarti, ma da quella zona in su son dolori e nascono complicazioni a raffica: centravanti troppo isolato, poco movimento e scarsa inventiva dei rifinitori, inserimenti delle mezze ali rari e fuori tempo, nessuno in grado di saltare l'uomo e creare superiorità, traversoni imprecisi, duelli aerei tutti a favore dell'avversario. Eppure nel primo tempo con il Como la squadra è parsa diligente e organizzata e di sicuro senza l'espulsione di Tello, attraverso i cambi si sarebbe potuto provare a vincerla, potendo contare sui vari Farias, Carfora e Simy. In particolare i primi due non sono più stati impiegati in quanto sarebbe stato superfluo e azzardato farli entrare in una gara diventata improvvisamente di sacrificio.
La produzione offensiva tuttavia, continua ad essere insufficiente. La sensazione è che le uniche due strade da percorrere per capovolgere questa fastidiosa tendenza, siano quella di indirizzare gli episodi a proprio favore adoperando maggiore lucidità e connessione mentale, e quella di recuperare gli infortunati. In quest'ultima direzione, la sosta per le nazionali nel weekend del 25 e 26 marzo capita ad hoc.
Per il match del primo aprile a Bari, Stellone può riavere El Kaouakibi e soprattutto Kamil Glik. Prima però c'è da affrontare, sempre in totale emergenza, un'altra insidiosa trasferta, ovvero quella di sabato prossimo a Pisa. Dove, in aggiunta all'infermeria che rimarrà affollata, mancherà pure lo squalificato Tello. Stellone dovrebbe ritrovare Koutsoupias e Veseli (quest'ultimo sta facendo registrare notevoli progressi), e di certo tornerà Paleari, che ha smaltito il virus gastrointestinale che lo ha costretto a cedere il posto ad un ottimo Manfredini, una delle principali note liete col Como oltre a Letizia, Tosca e Foulon. Inoltre, il tecnico spera in un recupero-lampo di Pettinari, che sarà valutato giorno per giorno. Ripresa degli allenamenti prevista per questo pomeriggio all'"Imbriani".