Ancelotti, Re Carlo divide Napoli:
un po' di azzurro nelle sue vittorie

Ancelotti, Re Carlo divide Napoli: un po' di azzurro nelle sue vittorie
di Gennaro Arpaia
Domenica 1 Maggio 2022, 17:55 - Ultimo agg. 2 Maggio, 07:13
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Oggi è sulla bocca di tutti. Perché Carlo Ancelotti è l’allenatore più vincente dei cinque maggiori campionati europei: Italia, Inghilterra, Germania e Francia, alla lunga lista di successi mancava solo la Liga spagnola che Carletto ha saputo portarsi a casa ieri pomeriggio con il suo (secondo) Real Madrid, una squadra che ha lasciato nella polvere gli avversari e ha approfittato delle stagioni no di Atletico e Barcellona per poter quasi passeggiare verso il 35esimo titolo della sua storia. Un titolo, però, meritato tanto quanto gli altri arrivati nel corso del suo tour europeo, un peregrinare che aveva fatto tappa anche a Napoli. 

Quella tra l’azzurro e l’allenatore di Reggiolo sarà sempre una storia d’amore o non-amore con qualcosa ancora da dire. I rimorsi, i perché inevasi, finestre aperte su quello che poteva essere ma alla fine non è stato. «Non si è fatto accettare dalle Curve», ha detto qualche giorno fa Aurelio De Laurentiis in una intervista Dazn, ma è una lettura troppo semplicistica dell’avventura Ancelotti in città che dal patron azzurro forse non ci saremmo aspettati. Innanzitutto perché a Napoli (e in qualsiasi altra città) gli allenatori non vanno scelti/non scelti dai tifosi, poi perché la piazza ha quasi sempre appoggiato Ancelotti, piuttosto attonita invece per certe scelte che l’allenatore e la società insieme seppero portare avanti. L’ammutinamento di novembre 2019 fu solo il risultato di qualcosa che non andava. «Sono andato via senza conflitti, non potrò mai parlare male di Napoli» le parole di Carletto la scorsa settimana tornando su quell’addio. Vero, perché Ancelotti e De Laurentiis ebbero l’enorme merito di riconoscere che qualcosa era finito.

O forse non era mai scattato. Come nelle più classiche storie d’amore: se qualcosa non va, se mancano le fondamenta giuste, inutile incaponirsi e andare avanti. Il risultato non sarà diverso tra un anno o due.

Ma c’è qualcosa di Napoli in questo grande successo di Ancelotti in giro per il mondo? Forse sì: è stato il Napoli che ha riportato l’Ancelotti “santone” in panchina per la prima volta. Nelle sue avventure precedenti Paris Saint Germain, Real Madrid, Bayern, tutte corazzate da gestire. Con gli azzurri, invece, Carletto è tornato ad allenare, a “sporcarsi” le mani dopo anni di paradisi calcistici: a volte con risultati strepitosi - il primo anno, il cammino in Champions - altre con risultati meno brillanti. Ma che sono poi serviti nella sua seconda vita a Madrid. Dopo ogni sua vittoria in giro per il mondo, i tifosi napoletani si dividono: da un lato le “vedove” ferite, dall’altro i detrattori che lo definivano bollito dopo l’addio improvviso di dicembre. Un esercizio affannoso che non fa bene alla piazza e non aiuta chi oggi siede sulla panchina del Napoli. Carlo Ancelotti è il passato, glorioso in parte per un grande allenatore passato in città e che ha messo anche un po’ della sua mano, della sua qualità e delle sue conoscenze della squadra che c’è oggi. Un globe-trotter vincente che ricorderà con amore Napoli. Re Carlo, un po’ più uomo e un po’ meno Re.

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