Calcio e allenamenti individuali:
le Regioni anticipano il governo

Calcio e allenamenti individuali: le Regioni anticipano il governo
di Emiliano Bernardini
Domenica 3 Maggio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 09:00
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Niente Immobile e Dzeko a Villa Borghese. Via libera per le corsette dei calciatori nei centri sportivi. Ma solo quelle. Una battaglia, nella guerra per la ripresa del campionato, il calcio potrebbe averla vinta. Sì alla possibilità di fare esercizio anche per gli atleti di discipline di gruppo. A dare il via libera, con ogni probabilità, sarà nelle prossime ore il Ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. Già, proprio lo stesso ministro che, mercoledì scorso durante un videconferenza rispondendo ad un governatore, aveva sottolineato che la parte del Decreto sugli allenamenti andava «precisata». Ecco che pochi giorni dopo quella precisazione arriva. Ma il Ministro Vincenzo Spadafora ha chiesto un parere decisivo al Comitato Tecnico Scientifico. A dare una grossa mano alla serie A, penalizzata dall’ultimo Dpcm, sono intervenute le regioni. Non tutte sia chiaro. Lo hanno fatto solo l’Emilia Romagna (la prima), il Lazio, la Campania e la Sardegna con un’ordinanza specifica dove si legge che l’attività sportiva e, si badi bene, non le sessioni di allenamento complete, è consentita «anche agli atleti, professionisti e non, di discipline non individuali, come ad ogni cittadino, in aree pubbliche o private, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri e rispettando il divieto di ogni forma di assembramento». Una sfumatura ma che consente ai club di poter riprendere a correre. Di fatto è autorizzato il jogging nei centri sportivi evitando così la stranezza di vedere un calciatore in un parco cittadino. E poco importa se non ci sarà il pallone, se non potranno essere usate palestre, spogliatoi e uffici. L’importante era tornare a correre. Un primo passo verso il via libera fissato, almeno a parole, per il 18. 

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Il Bologna lo farà da martedì a Casteldebole in forma assolutamente facoltativa. Stesso discorso per il Sassuolo che apre il Mapei Stadium ai suoi calciatori: sei atleti all’ora e senza staff tecnico. E per il Parma. La Spal, invece, ha deciso che convocherà i propri giocatori solo quando ci sarà un protocollo sanitario condiviso da tutti. Oggi incontro tra la commissione medica della Ficg e il Cts. Lazio e Roma potranno farlo solo dal 6 maggio. E il Napoli? Via libera anche in Campania ma i ragazzi di Gattuso prima di scendere in campo faranno i vari test. Tradotto non se ne parla prima di fine settimana. Il Cagliari anche aspetta il protocollo. Oltre alla salute, c’è anche un tema di responsabilità in capo ai club, non solo civile. La scelta di queste regioni di fatto ha creato un po’ di scompiglio nel governo da sempre molto rigido sull’argomento allenamenti.  

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La palla adesso è passata nelle mani del Premier, Giuseppe Conte. L’atteggiamento ostruzionistico del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora (ieri ha dato segnali d’apertura chiedendo al Cts di rivalutare le linee guida) finora non ha prodotto grandi risultati. Anzi ha inasprito il confronto e creato malumore nell’opinione pubblica. A dare la spallata decisiva è stata anche il fatto che la serie A si è compattata: un miracolo compiuto dal presidente Paolo Dal Pino e dell’Ad Luigi De Siervo. O meglio hanno isolato il solo Urbano Cairo del Torino da sempre contrario a qualsiasi ripresa. Chiaro che ora il passo avanti di alcune regioni sarà sicuramente seguito anche dalle altre. Oggi potrebbero uniformarsi anche Lombardia e Toscana. Il Piemonte resta ancora in dubbio. C’era da aspettarselo visto che il Torino non ha la minima intenzione di allenarsi e la Juventus che, pur avendo espresso formalmente la volontà di riprendere, ha nove giocatori ancora all’estero e Dybala in attesa di sapere se il quarto tampone è positivo o no. 

Una battaglia importante ma la guerra per tornare a giocare il campionato è ancora lunga. Oggi possibile incontro per chiarire alcuni punti del protocollo. Per la ripresa sarà fondamentale capire anche cosa faranno la Germania e l’Inghilterra. 
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