Coronavirus, cassa integrazione
per salvare il calcio dalla crisi

Coronavirus, cassa integrazione per salvare il calcio dalla crisi
di Roberto Ventre
Venerdì 27 Marzo 2020, 08:00 - Ultimo agg. 16:04
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Primo cercare aiuti per evitare il default del sistema, poi affrontare le altre questioni. Per questo la riunione convocata ieri in videoconferenza dal presidente della Figc Gabriele Gravina, con tutte le Leghe e le componenti, si è incentrata sul definire un pacchetto di richieste da presentare al Governo, con le misure ritenute più impellenti. Altre riunioni, a breve, saranno convocate per parlare di estensione del campionato oltre il 30 giugno e di rinegoziazione degli ingaggi.

Il pacchetto predisposto, in particolare, prevede di estendere la cassa integrazione e la solidarietà anche ai calciatori della serie B e C e ai dipendenti non sportivi con contratti sotto i 50 mila euro. Le altre misure prevedono il riconoscimento dello stato di crisi, la proroga delle concessioni degli impianti con la sospensione dei canoni, il differimento delle scadenze fiscali e contributive. In una seconda tranche, si studia un «Fondo Salva Calcio», per il quale la Figc destinerà risorse destinate alla ripartenza dei club in crisi di liquidità e che vedrà coinvolti altri protagonisti del mondo del calcio. Il Fondo servirebbe come sostentamento concreto per finanziare la tenuta in sicurezza e la ripartenza delle società in crisi di liquidità. Gravina ha sostenuto la necessità di tornare a confrontarsi a breve su altri argomenti caldi: il riallineamento della scadenza degli adempimenti Covisoc, l'adeguamento degli adempimenti per le licenze nazionali e la rinegoziazione a termine dei contratti sportivi e amministrativi di primo livello.

 


E il presidente Figc ha parlato a Sky del campionato di A. «Una serie A con 22 squadre? Sarebbe un campionato ingestibile. Di ipotesi ne sono state fatte tantissime ma la stella polare sono le nostre norme e non è facile modificare il format dei campionati. Inoltre, con un Europeo spostato al 2021 bisognerebbe chiudere tutto entro maggio». Una bocciatura, quindi, all'ipotesi delle 22 squadre come scenario per l'anno prossimo. La sua speranza è di riuscire a completare la stagione. «Ci siamo già attivati per chiedere a Uefa e Fifa la possibilità di sforare la deadline del 30 giugno. L'ipotesi è arrivare fino al 30 luglio con ripartenza del campionato a maggio», ha spiegato. «Se non si potrà giocare, faremo una serie di riflessioni per salvare il valore della competizione sportiva finora raggiunta sul campo. Mi piace comunque pensare all'idea che il campionato venga finito».

E ieri si è tenuta la Giunta Straordinaria del Coni, alla quale ha preso parte il ministro per le politiche giovanili e lo sport Spadafora. «Dobbiamo e vogliamo essere pronti a ripartire non appena sarà possibile: per il suo ruolo e per la sua capillarità nel tessuto sociale ed economico, lo sport sarà uno dei motori che ci permetteranno di rilanciare il Paese dopo la crisi sanitaria», ha detto e poi ha aggiunto a Rai 3: «Io, rispetto all'ipotesi del 3 maggio, sono molto dubbioso. Di sicuro posso dire che, qualora ci dovessero essere le condizioni per riprendere in alcune circostanze le competizioni, certamente avverrà a porte chiuse». 
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