Ecco allora che, a Minsk, sebbene altri sport come il basket si siano fermati, il football deve andare avanti: imperdibile domani il derby FKlub-Dinamo. Si adeguano al diktat giocatori come Gabriel Ramos, attaccante di 23 anni della Torpedo Zhino, o a Theo, centrocampista di un anno più giovane che ha preferito un triennale con l'Isloch agli studi della facoltà di educazione fisica dell'università di Rio de Janeiro. Tutti e due ex Flamengo, dai 40 gradi della città carioca si sono trovati prima catapultati ai -15 del loro nuovo paese e ora sono costretti a giocare nonostante la saudade e la paura. «Qui finora ci sono stati pochi contagi, ma per me ci si dovrebbe fermare - dice Ramos -. Ci vorrebbe molta più cautela, ma vallo a spiegare a chi ci dice che dobbiamo andare in campo. Così, oltre ad allenarmi e a giocare, passo il tempo al telefono con familiari e amici che mi chiedono come sto, e soprattutto di tornare presto in Brasile».
Di calcio, nonostante il coronavirus, parla la gloria locale Alexander Hleb, ex Arsenal e Barcellona ritiratosi da poco. «Spiegare il nostro paese è complicato. Tutti hanno chiuso, ma noi sembriamo non pensare che sia un problema - racconta -. Il coronavirus ha fatto sospendere la Champions e l'Europa League. Il che è un bene, perché bisogna cercare di fermarne la diffusione. Invece in Bielorussia sembra che non importi niente a nessuno, ed è incredibile. Magari tra un paio di settimane ci fermeremo anche qui, magari il Presidente sta aspettando di vedere che succede qui con il virus». Ha resistito fino a ieri l'Australia, ma poi si è arresa e ha detto basta al calcio. Così a giocare a pallone, a parte la Bielorussia e il Nicaragua, sono rimasti Angola, Bangladesh, Indonesia, Hong Kong.
Nel paese africano non si prendono precauzioni particolari, visto che finora non ci sono stati casi accertati di positività, e nonostante la pausa di questa settimana (già prevista dal calendario) o forse proprio per questa, monta l'attesa per Atletico Luanda-Desportivo Primeiro, 26esima giornata di campionato in programma il 4 aprile. Sono tutte situazioni interessanti, calcisticamente parlando, ma le immagini che catturano l'attenzione di chi riesce a intercettare in video qualche 'riflesso filmatò della gare che si stanno giocando restano quelle del Nicaragua, con i calciatori bardati di mascherina e guanti. «Con questa roba però è quasi impossibile respirare e io dopo un pò me la sono tolta - ha raccontato dopo una partita del turno scorso Bernardo Laureiro, bomber uruguayano del Cacique Diriangén -.
I guanti in lattice invece li ho tenuti. Alla fine è andato tutto bene, e ho anche segnato due gol. Peccato che poi, presi dalla gioia, sul momento non abbiamo pensato alla distanza di sicurezza e ci siamo abbracciati». Finita la partita contro il Deportivo Ocotal, gli spogliatoi sono rimasti chiusi, e per la doccia Laureiro e gli altri protagonisti hanno dovuto provvedere a casa propria. Sarà così per tutto il campionato, «ma non bisogna farsi condizionare dalla paura», dicono i dirigenti locali: che stanno in America Latina, ma forse leggono i testi dei discorsi di Lukashenko.