Dossena attacca l'Assocalciatori:
Covid, giocatori mai stati difesi

Dossena attacca l'Assocalciatori: Covid, giocatori mai stati difesi
Mercoledì 13 Maggio 2020, 10:34 - Ultimo agg. 15:00
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«L'Aic non si è posta per difendersi da emergenze come questa: se spendi tutto quello che incassi per gestire tutta la macchina burocratica, non stai facendo il tuo mestiere. Spese, stipendi, trasferte: noi riteniamo eccessivo tutto questo. Ci sono sessanta persone impiegate, lo riteniamo eccessivo. Nel momento in cui ti devi appropriare del ruolo di sindacato, vieni delegittimato dalle tue azioni se dici 'andate voi a trattare i vostri stipendi con i club'. Ma è possibile mettere in imbarazzo giovani di Serie C o D per andare a parlare con le società? Tutti hanno davvero la forza di negoziare i propri stipendi con i presidenti? Ci sono ragazzi giovani, calciatori che vorrebbero rimanere o in scadenza... con quale stato d'animo vanno a dialogare?». Lo dice Beppe Dossena, campione del mondo 1982, ai microfoni di Sportitalia in merito all'emergenza coronavirus nel mondo del calcio. «Tardelli indica la strada: c'è un fondo destinato alle emergenze, sarebbe stato un gesto di distensione anche verso presidenti e leghe -aggiunge l'ex centrocampista di Torino e Sampdoria-. Se l'Aic si pone positivamente con i club, può trattare sui mesi da pagare da parte dei presidenti, e la differenza l'avrebbe messa proprio l'Aic. Lo statuto parla chiaro: un intervento darebbe modo anche alle controparti di non prendere posizioni nette. I calciatori sono pronti a fare un sacrificio, ma non si possono chiedere solo sacrifici agli altri. Nel 2018 il fondo aveva 8 milioni e 300 mila euro, intanto potremmo pagare una mensilità. Con il milione proposto si fa poco». 

«La superficialità che accompagna la nostra professione è tanta, i calciatori devono riappropriarsi della vita e delle scelte -prosegue Dossena-. Da ora in poi diventa fondamentale essere informati, conoscere il territorio nel quale ci si muove e le persone che devi incontrare. Serve chiarezza: tanti calciatori la vorrebbero, piuttosto che firmare contratti fantasma. Sono persone orientate al sacrificio e al successo, ma dobbiamo essere chiari senza illudere nessuno. C'è la vita oltre il calcio e avrebbero pari opportunità nel mondo del lavoro». Infine il campione del mondo 1982 parla del calcio femminile: «Iniziamo a garantire gli stipendi che verranno a mancare. Mettiamoci in condizione di creare il circuito professionistico per le calciatrici: non possiamo dare loro lo status senza avere basi da garantire. Dobbiamo costruirle e dare loro certezze con progetti e l'aiuto di tutti».
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