«Non vi abbandoneremo». Roberto De Zerbi lo aveva promesso a giocatori e uomini dello staff dello Shakthar Donetsk lo scorso 28 febbraio, prima di lasciare Kiev conl gruppetto di italiani suoi collaboratori. Ora l'allenatore bresciano mantiene l'impegno: domani, a 44 giorni dallo scoppio della guerra con l'invasione russa, ripartirà da Bologna destinazione Istanbul, dove si ritroverà con i suoi ragazzi ucraini. Erano destinati alla guerra, una deroga speciale del governo Zelensky li ha sottratti ai servizi logistici ai quali erano intanto stati assegnati, per una missione diversa in nome dell'Ucraina. Una ventina di giocatori, tra cui anche giovani del vivaio di Mariupol, si alleneranno per giocare amichevoli di beneficenza a favore delle vittime della guerra.
L'obiettivo è quello di un tour della pace, ancora tutto da costruire come la tregua auspicata da ogni ucraino. «Vogliamo riabbracciare i nostri ragazzi: avevo promesso loro che avremmo fatto qualcosa per aiutarli se avessimo potuto», ha spiegato De Zerbi alla vigilia della partenza. «Per me è importante portarli fuori da là a fare quello che sanno e quella che è la loro vita». «Giocheremo contro le squadre di Istanbul, poi probabilmente contro Siviglia, Lazio e Paris Saint Germain. Anche Guardiola vuole giocare con lo Shakhtar, deve solo trovare una data per il suo City», ha spiegato Carlo Nicolini, dirigente del gruppo di italiani che lavorava con lo Shakhtar a Kiev, dopo che Donetsk era stata abbandonata nella prima guerra del Donbass.
Chi conosce De Zerbi racconta che per giorni il tecnico ex Sassuolo, al rientro in Italia dopo esser rimasto bloccato a Kiev nei primi giorni dei bombardamenti russi, si è chiuso nel suo silenzio e nel salotto di casa a Brescia. Incollato alla tv per seguire gli sviluppi della guerra scatenata dall'invasione russa, giorno dopo giorno il peso dei suo pensieri è cresciuto. Poi, una decina di giorni fa, qualcosa si è mosso.
Allo stesso progetto - dar voce al popolo ucraino attraverso il calcio - ha aderito la Dinamo Kiev allenata da Mircea Lucescu: anche per i suoi giocatori permesso fino al 25 maggio, e ritrovo già fatto a Bucarest per preparare amichevoli La scelta di Istanbul per lo Shakthar ha un valore simbolico forte, la città sul Bosforo ha ospitato gli ultimi colloqui diplomatici tra Kiev e Mosca. La federcalcio locale e il Basaskehir, club vicino a Erdogan, hanno offerto assistenza logistica per i campi di allenamento, il materiale, forse anche qualche alloggio. Si cerca il supporto di uno sponsor tecnico. De Zerbi ha subito detto di sì, anche se la Fifa aveva concesso una deroga ai tesserati dei club ucraini per svincolarsi; con lui sono pronti i collaboratori italiani (non andranno Possanzini e Bianco), che aspettano di sapere chi troveranno a Istanbul. Al momento, sono una dozzina i giocatori ucraini in viaggio per la Turchia, più setto o otto giovani dati in prestito ad altri club e pochi svincolati. Tutti in età da arruolamento, ma nessuno - fanno sapere dallo staff del club - avrebbe per ora imbracciato le armi. La maggior parte era impegnato nella logistica di supporto alla popolazione martoriata dalle bombe russe. Tra di loro ci sono il portiere Turpin, di Donetsk, il difensore Krystzov, di Zaporizhya, o Bondar, di Kharkiv . Ora giocheranno un'altra partita. Il gol più bello sarebbe organizzare un tour della pace.