«Fu sfruttato il nome di Maradona»,
Diego vince la causa contro D&G

«Fu sfruttato il nome di Maradona», Diego vince la causa contro D&G
di Marco Giordano
Martedì 10 Dicembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 13:46
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Era il 6 settembre 2017 quando Diego Armando Maradona, attraverso una nota diffusa dal suo rappresentante Stefano Ceci, intentava causa a Dolce & Gabbana, i famosi stilisti che in una passerella fatta a Napoli, avevano usato la maglia numero 10 con la scritta Maradona ben in evidenza. «Ho dato mandato ai miei legali per citare in giudizio gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana ed ottenere il giusto risarcimento perché, durante una loro sfilata a Napoli, hanno utilizzato il mio nome, senza alcuna autorizzazione. Pur conservando per loro lavoro stima e considerazione sono stato costretto a tutelare i miei interessi violati da una politica di marketing speculativo da parte degli stilisti. Ora attendo con serenità la decisione dei giudici italiani». Nella serata di ieri è arrivata anche la risposta della giustizia italiana.
 

Il Tribunale di Milano ha dato infatti ragione ai legali di Maradona, che attualmente sta allenando il Gimnasia La Plata nel campionato argentino. Ha vinto Diego e ha vinto, soprattutto, la linea del pool di avvocati che ha sostenuto, da subito, l'illegittimità dell'atto di Dolce & Gabbana, anche per l'eco internazionale che ebbe la sfilata fatta nel cuore di Napoli nell'estate 2016: una strategia che ha indirizzato il processo e ha condotto il giudice a seguire la strada tracciata dai difensori di Diego. Il risarcimento si avvicina ai 100.000 euro e la griffe dovrà anche sostenere le spese legali: nelle prossime ore, prevedibile che Maradona commenti l'avvenuta sentenza attraverso i suoi profili social e anche con un nuovo comunicato. Dolce & Gabbana, attraverso i propri avvocati, potrà appellarsi, con un secondo tempo del processo.

Non è la prima volta che l'argentino fa causa per tutelare la propria immagine: nel 2017 si scagliò contro il colosso giapponese degli e-sports, Konami, reo di avere utilizzato la sua immagine in una modalità del famoso videogame di simulazione calcistica. In quella circostanza si arrivò ad una conciliazione.
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