Gigioooo! Piangono tutti, tutti. È lui, l'eroe di Wembley. La sua vita scorre velocissima davanti a sé quando para a Sancho e Saka (gli specialisti gettati nella mischia novanta secondi prima del gong da Southgate) i due rigori che decidono quella che è una lotteria per tutti, per chi calcia e per chi para. Due parate per la storia, lui che diventa l'erede di Dino Zoff che nel 1968 difendeva l'unica Italia capace di vincere prima di ieri un Europeo. E lui che alza al cielo di Londra una coppa come un altro Gigi, Buffon, fece nel 2006 a Berlino. È già leggenda, Donnarumma. Partito da una traversa di via Provinciale Fontanelle, tra Castellammare di Stabia e Pompei e senza aver alcun timore, sfidando i pregiudizi e la malinconia, è diventato grande a velocità della luce. Un predestinato, uno che fiuta sempre il vento giusto. Uno dalla buona stella e dai tanti record: molto fast, ma poco furious. Come se fosse un peccato non lasciarsi sempre investire dal destino, saper abbracciare il futuro. Gigio ha sempre scelto lui. Per sé e per gli altri. L'Italia è campione d'Europa, con Gigio che è anche il miglior calciatore di questa manifestazione, secondo l'Uefa. Para due rigori ai due uomini che il ct dell'Inghilterra pensava fossero i migliori. Ma lì c'era Gigio, l'eroe che sapeva di essere un predestinato. Andrà al Psg il prossimo anno, alla faccia di chi dice che i francesi non avrebbero fatto salti di gioia per il suo arrivo. «Il mio futuro non ha condizionato questo mio Europeo», dice sapendo che il Milan è alle spalle.
Ma quanto sono lunghi undici metri? Sono lunghi 15 anni: da qui al 2006, Berlino, un sogno. Ma tante altre volte sono state una maledizione, un'ingiustizia come nel 1990 o come nel 1994. C'è tutta una partita lì dentro, questa volta quella di Donnarumma. È lui che rimedia all'errore di Jorginho che aveva il match point ma che manda tutto sul palo. Ma c'è Donnarumma: qualche volta, undici metri siamo noi italiani, sempre in bilico sull'orlo di una meraviglia o di un tormento, ci vuol niente per cadere da una parte o dall'altra. Undici metri è Gigio che si sputa sui guanti, gran bel gesto antico, poi si lancia sul tiro di Bukaya Saka e resta impassibile, come se nulla fosse. Prima di piangere per la gioia di un Europeo che torna in Italia dopo 53 anni. Undici metri sono l'errore dell'italo-brasiliano diventato uomo nel Napoli, ora regista anche nel Chelsea. Sono la terrificante attesa per il decimo rigore e per Gigio che resta lì immobile e in attesa: serviva il defibrillatore per guardare quella palletta morbida che Donnarumma riesce a parare. Fuochi d'artificio e anche la musica a Wembley di Notti magiche in ricordo di quel Mondiale italiano finito male ma pur sempre con una vittoria contro gli inglesi nella finalina per il terzo posto. Undici metri sono tutta la giovane vita di questo portiere giovanissimo, orgoglio della sua terra, legatissimo ancora alle sue origini, ai suoi maestri, ai suoi scopritori, ai suoi insegnanti nelle scuole calcio. La festa tra Pompei e Castellammare è doppia.