Il calcio è un'abbuffata di spezzatino: 10 partite in quattro giorni, nessuna in contemporanea

Il calcio è un'abbuffata di spezzatino: 10 partite in quattro giorni, nessuna in contemporanea
di Piero Valesio
Venerdì 19 Febbraio 2021, 07:30
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La fantasia abbiamo smesso di utilizzarla da tempo visto che la realtà si è presa tutta la scena. La fantasia era quella che permetteva a chi è vissuto in un’epoca pre-digitale (molto pre) di immaginare cosa era successo durante le partite di serie A. Almeno fino a quando, all’ora di cena, la Rai mandava in onda il secondo tempo di una partita (non si sapeva quale: lo si scopriva lì per lì). E poi, in seconda serata, la Domenica Sportiva svelava gli arcani. La fonte che innescava la fantasia era la radio, ovviamente: con “Tutto il calcio minuto per minuto”. Diversi erano i media ma diverso era anche il tifoso-ascoltatore-spettatore. Che prima di tutto ambiva a capire (ascoltare, intuire) cosa era successo alla sua squadra. Se poi c’erano anche le vicende delle altre, meglio. Ma era un bonus. Con quanto succederà da oggi a lunedì la trasformazione (del prodotto e dello spettatore) è completata. La giornata di campionato si dipanerà fino a lunedì sera ma nessun incontro avrà concorrenza diretta. Ogni singolo match potrà godere dell’attenzione di tutto il pubblico disponibile mettendo così l’accento sul prodotto Serie A più che sul singolo incontro. Chi se ne giova? I club, i marchi che li sponsorizzano, i broadcaster (Sky e Dazn), i tifosi che possono autocreare una sorta di super esperienza di fantozziana memoria con “frittatone di cipolle e rutto libero”, che invece di durare i 90 minuti di un singolo match occupa un intero weekend e la serata del lunedì (sperando che non arrivi la telefonata di un emulo di Guidolbaldo Maria Riccardelli che distrugge i vostri piani).
DERBY DI RACCORDO
A far da legame fra le epoche sarà il derby di Milano che si giocherà domenica pomeriggio alle 15. La collocazione classica di quell’epoca lontana di cui si parlava prima, un omaggio ad un passato romantico che non ritorna, Milan-Inter sarà dunque al centro della programmazione del prodotto Serie A. Che inizierà stasera nel preserale con Fiorentina-Spezia, procederà in prime time con Cagliari-Torino, proseguirà domani con Lazio-Samp alle 15, Genoa-Verona alle 18 e Sassuolo-Bologna la sera. Domenica a pranzo Parma-Udinese, poi il derby seguito da Atalanta-Napoli quando su Bergamo caleranno le ombre della sera e Benevento-Roma alle 20.45. Juve-Crotone chiuderà la kermesse lunedì alla stessa ora. Certo, la fantasia non serve più. Ma chissà che un giorno non torni di moda, come il vinile. In fondo quello di questo week-end altro non è che il tentativo di dare massima dignità ad un prodotto complessivo che comunque necessiterà sempre più (per andare incontro alle esigenze di quella che qualcuno ha chiamato generazione highlights) di trovare nuove forme di fruizione ed espressione. 
GENERAZIONE HIGHLIGHTS
Puoi anche spalmare gli incontri lungo più giorni; ma siamo tutti così certi che esista un pubblico “conquistabile” che segue almeno due di quei match per esteso? O invece la fortuna degli operatori sarà quella di rendere disponibili quegli stessi incontri in pillole sempre più a stretto contatto con l’evento e costruirci sopra una narrazione continua sui social intrisa di creatività e fantasia? Sarebbe un cerchio che si chiude: chi ascoltava “Tutto il calcio” storico con tutte le partite in contemporanea non interiorizzava ogni intervento di Ciotti o Ameri, quanto piuttosto una singola espressione, la forza con cui un narratore ne interrompeva un altro per segnalare un gol.

Su quella forza i neuroni specchio costruivano una storia. E tutti amavano ancora di più il calcio. Chissà se succederà lo stesso.

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