Sognare è sempre lecito, specie in tempi di calciomercato, poi si fanno i conti con la realtà. Paulo Dybala è un calciatore che piace a tanti, anche alla Roma. Soprattutto perché, se non sposa il progetto della Juve, dal primo febbraio può firmare con qualsiasi altra squadra, senza commettere reato. E un parametro zero di quel livello, fa gola a tanti. Almeno sulla carta. Storia nota: Dybala sta trattando il rinnovo con la Juventus, un discorso che, dopo l'intesa di dicembre, si è incastrato sulle cifre, come spesso accade.
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Lui chiede dieci a stagione, il club bianconero ora vorrebbe confermargli l'ingaggio attuale, sui 7 milioni all'anno più bonus. In altri tempi, in una situazione come queste e trattandosi di un calciatore alla Dybala, la trattativa si sarebbe chiusa e il giocatore avrebbe firmato con un’altra società. Le ambizioni del calciatore in questione sono note: 1) al primo posto c’è la Juventus, che lo ha cresciuto e fatto diventare grande. 2) l’alternativa principale è un club di grandi ambizioni, in grado di vincere e competere con le big a livello internazionale e soprattutto in grado di accontentarlo sotto l’aspetto economico.
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L’Inter, in questo senso, si è già portata avanti con il lavoro, facendo più di un sondaggio con il calciatore e con il suo entourage (il suo futuro è in mano al suo rappresentante, Jorge Antun), poi ci sono le solite note, dal Barcellona al Real Madrid, passando per il Psg e le big della Premier League. La Roma come si incastra in questo discorso? Le ambizioni di Mourinho sono note a tutti, lui guarda avanti, scruta le vittorie, lavora per questi obiettivi, ma - lo abbiamo scoperto in questi mesi - deve fare i conti con le difficoltà della Roma, alle prese con un “mercato sostenibile”.
Dybala nella Roma sarebbe il più pagato, quasi il doppio del capitano, Pellegrini o di Abraham, per il quale è stato fatto uno sforzo anche per il cartellino. Al momento non ci sono le condizioni, specie per un calciatore alle prese con molti problemi fisici. I sogni è giusto coltivarli, poi davanti ai conti c’è il rischio di svegliarsi e tornare all’utopia.