Alzi la mano chi ricorda l’ultimo successo della Roma all’Olimpico sull’Inter. Bisogna in effetti avere una buona memoria, visto che gli ultimi tre confronti si sono conclusi sul 2-2, preceduti da un ko interno 1-3. Era il 2 ottobre di 5 anni fa: vittoria per 2-1, firmata Dzeko in gol dopo 5 minuti e autore di una prova sontuosa. Questa sera Edin torna per la prima volta da ex. L’aria che si respira dai tam-tam radiofonici è che sarà accolto più dai fischi che dagli applausi. Per carità, nulla a che vedere con il trattamento riservato a Capello dopo il suo passaggio alla Juventus. Tuttavia la modalità e la tempistica della cessione estiva del bosniaco, hanno lasciato il segno. E poco importa il fatto che Edin in 6 anni sia diventato il terzo marcatore della storia del club con 119 gol (dietro Totti e Pruzzo) o le sue ultime dichiarazioni d’amore, a rimarcare come la città (tra l’altro visitata in un blitz con la moglie Amra nei giorni scorsi) e la squadra rimarranno per sempre un pezzo del suo cuore. Perché in quest’ottica, aveva ragione lo scrittore Gabriel Garcia Marquez: «Il cuore ha più stanze di un bordello».
E così, la prospettiva di andare a giocare nell’Inter campione d’Italia, competere per lo scudetto e disputare la Champions, ha messo da parte una storia che avrebbe meritato il lieto fine. Dzeko ha fatto una scelta diversa e a onor del vero (visto quanto pesava d’ingaggio) non ha trovato nessuno a Trigoria disposto a fare le barricate per trattenerlo, se è vero che la sua cessione è avvenuta a titolo gratuito (con un bonus di 1,8 milioni da riscuotere eventualmente a giugno).
UN «9» DIVERSO
Servirà quindi del tempo per addolcire i ricordi su uno dei centravanti più importanti della storia della Roma.
Per intenderci: gente come Pruzzo, Voller, Balbo, Batistuta e/o Montella. Soltanto il «Bomber» ha segnato più di Dzeko ma la traccia indelebile degli altri 4 è dovuta al loro cinismo. Caratteristica che Edin non sempre ha avuto, alternando stagioni da record (su tutte quella delle 29 reti in campionato) ad altre (addirittura 3) nelle quali in serie A non ha raggiunto nemmeno la doppia cifra. A Roma sanno che questa dovrebbe essere quella buona. E questo, acuisce il malumore.