Eriksen ricomincia dal Brentford:
in Premier League col defibrillatore

Eriksen ricomincia dal Brentford: in Premier League col defibrillatore
di Pino Taormina
Martedì 1 Febbraio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 15:45
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Sette mesi dopo il malore in campo agli Europei, il cuore che per circa un minuto ha smesso di battere e l'impianto di un defibrillatore, l'ex giocatore dell'Inter e della nazionale danese Christian Eriksen torna al calcio professionistico e torna per inseguire un sogno: indossare la maglia della nazionale danese e partecipare alla Coppa del Mondo in Qatar. Vestirà la maglia del Brentford, squadra della Premier League. Un ritorno per lui in Inghilterra, dove ha giocato dal 2013 al 2020 nel Tottenham prima di essere ceduto all'Inter. «Una grande gioia», commenta il club britannico dopo aver definito l'ingaggio. «Ci siamo mossi dopo aver saputo che c'era stata la risoluzione del contratto con l'Inter». Eriksen è pronto: non sarà facile sconfiggere la paura, ma il richiamo del pallone, a 29 anni, è più forte di ogni cosa. Avrà un aiuto in più da quel defibrillatore sottocutaneo che interverrà in caso di nuovi problemi cardiaci e che gli ha impedito di avere il via libera per la serie A.

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La serie A non lo avrebbe potuto far scendere in campo per via del protocollo sanitario che è assai restrittivo. Quella specie di peacemaker è uno stimolatore che interviene in caso di una nuova fibrillazione ventricolare come in quel Danimarca-Finlandia. Marcellino Monda, direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport nell'Università Vanvitelli spiega perché in Italia non poteva continuare a giocare. «La cosa che davvero preoccupa non è tanto la presenza di un defibrillatore sottocutaneo che le moderne tecnologie mettono praticamente al riparo da gomitate o pallonate, quindi da ogni rischio legato alla partita in sé: il problema vero è la patologia che ha costretto a impiantare il defibrillatore e che il protocollo cardiologico italiano non prevede possa far concedere l'idoneità sportiva».

E il professor Monda spiega perché. «Da noi la visione è diversa: il nostro protocollo considera l'atleta un cittadino che va protetto e tutelato, nella cultura anglosassone, invece, il calciatore si assume la propria responsabilità e i club accettano questa assunzione di responsabilità. Resta un rischio alla luce di quello che è successo durante l'Europeo. Ed è bene che in Italia ci si tenga stretti questo protocollo». Insomma, in Premier c'è una decisione individuale che viene presa dopo aver avuto un consulto medico con specialisti inglesi, sia da parte del club che da parte di Eriksen. Che, venuto a conoscenza dei possibili rischi, li ha accettati. Da qui l'ok anche del Brentford. «Non vedo l'ora di giocare», Eriksen ha annunciato sui canali social la firma sul contratto che lo lega per i prossimi sei mesi al Brentford, con opzione per un altro anno. «Sono morto per 5 minuti» aveva raccontato lui stesso in seguito. «Abbiamo colto un'occasione incredibile di portare al Brentford un giocatore di valore mondiale», il commento dell'allenatore, Thomas Frank. Il quale però non sembra aver fretta di schierare il nuovo arrivato. «Non si allena con una squadra ormai da sette mesi, anche se è in forma. Ora deve ritrovare il ritmo partita e non vedo l'ora di poterlo allenare con i suoi nuovi compagni». Improbabile dunque che Eriksen possa essere convocato per la prossima gara del Brentford, sabato in casa dell'Everton. più facile il debutto casalingo, nel turno infrasettimanale di settimana prossima, contro il Manchester City. Ovviamente anche l'Inter ha fatto i complimenti: «Buona fortuna per la tua nuova avventura. Siamo felici di rivederti in campo! Per sempre nerazzurro». 

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