Fausto Salsano campione d'Europa:
«I tre napoletani la nostra vera forza»

Fausto Salsano campione d'Europa: «I tre napoletani la nostra vera forza»
di Bruno Majorano
Mercoledì 21 Luglio 2021, 12:00 - Ultimo agg. 22 Luglio, 19:33
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Auricolare fisso nelle orecchie e mano davanti alla bocca. L'identikit di Fausto Salsano (originario di Cava de' Tirreni) sarebbe presto fatto, perché dopo l'Europeo vinto dall'Italia nessuno potrà dimenticare quella figura costantemente alle spalle del ct Mancini. Sempre lì. In continuo fermento. Scambio di informazioni con i match analyst e report immediati al Mancio per mettere a posto quelle cose che non andavano. Il loro è un rapporto oramai trentennale: insieme con la maglia della Samp, insieme in ogni avventura in panchina di Mancini, dalle due esperienze all'Inter, passando per Manchester City, Galatasaray e Zenit. Una presenza fissa da collaboratore tecnico e tattico. L'uomo che prepara le partite e con il ct si capisce con uno sguardo.

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Tutti l'hanno vista con l'auricolare durante le gare: ma con chi parlava?
«Ero sempre in contatto con i match analyst per controllare se quello che vedevamo noi in campo fosse corretto e se c'era qualcosa da sistemare nella squadra. Di solito ero io in tribuna, ma stavolta ho seguito le gare in panchina».

A proposito di partite: la più difficile?
«Sicuramente quella con la Spagna. Ne abbiamo parlato no stop per giorni. Sembrava una partita senza soluzioni, ma noi abbiamo saputo dove e come muoverci. Contro di loro è tutta una questione di sistemi e di numeri. Devi giocare sempre 1 contro 1, rompere la linea difensiva e giocare con il centrale che va a prendere il trequartista. Ci siamo presi qualche rischio e alla fine abbiamo avuto ragione. L'alternativa tattica era schierarsi con il 3-5-2, ma avremmo rischiato di non vedere mai la palla. Quando sono calati abbiamo fatto qualcosa di diverso e abbiamo fatto gol».

Ma sembra che la tattica non c'entri molto con il segreto di questa Nazionale campione d'Europa...
«Coverciano è diventata la nostra casa ed è nato un gruppo che era in sintonia su tutto: dalla colazione a quando si andavamo a letto.

Siamo diventati una famiglia, tra palestra, allenamenti e boccette».

Boccette?
«Sono il più forte di tutti e la sera l'appuntamento fisso per i ragazzi era venire a vedere le nostre sfide. Io in coppia con Attilio Lombardo sfidavamo Vialli e Battara. Tutti a fare il tifo. Ecco cosa vuol dire il gruppo».

Un gruppo caratterizzato molto dalla presenza dei napoletani...
«Pochi dubbi: il gruppo napoletano ha creato il gruppo della Nazionale. Hanno fatto da traino. Basti pensare che oramai Pessina risponde in napoletano a tutti. Per non parlare delle canzoni: oramai solo tormentoni neomelodici. Avevano coinvolto tutti: Ciro Immobile e Lorenzo Insigne sono due fenomeni. Siamo stati 50 giorni insieme e non c'è mai stato un momento di noia».

E il ct?
«Roberto è stato bravissimo. Ha concesso sempre molta libertà, ma facendo rispettare le regole. I giocatori ti cercavano per una parolina, per un consiglio. Facevano il tifo nelle sfide di padel».

E poi c'era Vialli...
«Luca è importante perché è stato un grande calciatore e ha giocato con noi per 15 anni. È intelligente, ha sentimenti forti che trasmette con una serenità incredibile. Direi che Luca è servito Roberto e Roberto è servito a Luca. Quel loro abbraccio tra le lacrime dopo la finale è un'immagine bellissima. Luca ha dato piccoli accorgimenti, ma sempre mirati».

Al vostro gruppo storico si è aggiunto De Rossi: che impatto ha avuto nello staff?
«Daniele è fantastico. È entrato in punta di piedi in un gruppo che era molto unito, si è messo molto a disposizione e ci ha seguiva molto per imparare da tutti. Ci ha chiesto consigli con grande umiltà, ma portando anche la sua personalità».

Che rapporti ha con i calciatori?
«Eccezionale. In Sardegna mi vedrò con Donnarumma, mentre proprio l'altra sera ho fatto una videochiamata con Ciro e Lorenzo che sono con Marco a Ibiza». 

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