Marchisio: «Altro che sindaco di Torino, il mio futuro lo vedo in Figc»

Marchisio: «Altro che sindaco di Torino, il mio futuro lo vedo in Figc»
di Alberto Mauro
Lunedì 12 Aprile 2021, 07:35 - Ultimo agg. 13 Aprile, 09:30
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A 33 anni Claudio Marchisio ha chiuso col calcio giocato senza rimpianti, nella sua seconda vita si è rimesso in gioco su altri campo: imprenditore, commentatore tv e persino candidato sindaco (a sua insaputa). «È una vita nuova. Sto sviluppando le mie passioni, senza dimenticare le mie priorità. Cambia la gestione quotidiana della vita, ora faccio parte di un team (l’agenzia di comunicazione Mate, ndr), il mio è un percorso più lungo, ma sempre a contatto con il mondo dello sport».

Dove si vede in futuro? Federazione, Nazionale o un ritorno alla Juve? 
«La Juventus mi ha dato tantissimo, la Nazionale è la massima ambizione per un calciatore, la Federazione invece ti permette di costruire nel lungo periodo. Ogni ruolo è diverso e prevede differenti capacità: in un club devi vincere ogni anno, in una Nazionale hai più tempo, in Federazione magari poni le basi e inizi a mettere un mattoncino di una costruzione che poi magari completerà qualcun altro.

Quest’ultima è un’idea che mi ha sempre affascinato, altro che il sindaco... (sorride, ndr)».

E se dovesse scegliere in questo preciso istante? 
«Allora ti direi Federazione, probabilmente...»

Avrebbe accettato la panchina della Juventus, pronti via prima esperienza? 
«Come fai a non accettare una proposta del genere? Pirlo avrà meno esperienza in panchina di Klopp, Conte o Allegri, ma a fine anno poi vince soltanto uno ed è davvero difficile per chiunque. Opportunità del genere vanno prese al volo. Non puoi permetterti di rifiutare. E oggi un allenatore deve saper gestire molti più aspetti della vita di un calciatore».

Il giorno della conferenza d’addio allo Stadium ha preso un ciuffo di erba dal campo... 
«Sì, e lo custodisco gelosamente, in un cassetto a fianco del mio letto».

Come definirebbe la stagione della Juventus? 
«Di assestamento dopo un ciclo infinito, che ha dato gioie inimmaginabili a tutti i tifosi, me compreso. Ora serve tempo e fiducia. E soprattutto conquistare un posto per la prossima Champions League, per progettare con più calma la prossima stagione...»

Scommetterebbe su Zaniolo?
«So quello che ha passato e cosa sta passando, perché anch’io mi sono rotto i legamenti crociati del ginocchio. Sono convinto che quello del 2022 sarà il suo Mondiale»

Il suo impegno sociale è atipico per un ex calciatore. Forse perché molti temono di perdere consensi schierandosi?
«Sì, credo che molti non si schierino perché sarebbero soggetti a giudizi 24 ore al giorno. Io mi sono avvicinato a temi vicini al sociale quando a diciassette anni ho visto un caro amico andarsene a causa di un cancro. Da quel momento ho sempre cercato di portare un sorriso alle persone in difficoltà».

Razzismo e omosessualità come mai sono ancora tabù nel calcio di alto livello? 
«Non dobbiamo circoscrivere il discorso al calcio di alto livello. Bisognerebbe partire dalle scuole e dall’educazione all’interno del nucleo familiare. Gli insegnanti e i genitori devono trasmettere i valori giusti ai più piccoli, con l’arma migliore: l’esempio».

La scuola è stata stravolta dal Covid-19.
«Il virus ha rallentato il percorso di crescita dei nostri ragazzi. Ma anche prima del Covid sport e scuola sembravano vivere in antitesi, rubandosi tempo reciprocamente. Sport e scuola dovrebbero lavorare sinergicamente, parlo da ex sportivo e genitore».

Cosa ne pensa della polemica di Ibrahimovic che ha rimporverato Lebron James di schiersi troppo politicamente? 
«Rispetto tutti e due, parliamo di fuoriclasse assoluti. A prescindere dai loro punti di vista, io credo molto nell’impegno sociale, lo dico da tanto tempo».

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Ha difeso a spada tratta la maestra torinese vittima di revenge porn. Ci sono ancora troppi pochi uomini che difendano le donne?
«Nel mio mondo ideale mi piacerebbe che non si parlasse più di differenze tra uomini e donne. Il revenge porn è gravissimo, come altrettanto grave è il fatto che alcune persone se la siano poi presa con la maestra».

Quali sono gli eventi che hanno più indirizzato il corso della sua vita fino ad ora?
«In primis diventare padre. A me è successo quando ero molto giovane, avevo ventitré anni. Anche le prime vittorie con la Juventus mi hanno segnato in positivo, non posso poi dimenticare né il primo grave infortunio al ginocchio né l’avventura vissuta in Russia».

Subire una rapina in casa con pistola puntata, come è successo a lei, può mettere in discussione prospettive e priorità?
«Assolutamente sì. Si tratta di eventi traumatici e inaspettati che ti fanno capire la fragilità della vita. Bisognerebbe cercare di programmare il meno possibile e cercare di godersi maggiormente il momento, anche perché tutto può cambiare in un attimo».

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