Italia-Austria, azzurri in ginocchio:
le ragioni di Bonucci e dei ribelli

Italia-Austria, l'Italia non si inginocchia. Le ragioni di una non-decisione impopolare
Italia-Austria, l'Italia non si inginocchia. Le ragioni di una non-decisione impopolare
di Alessandro Catapano
Venerdì 25 Giugno 2021, 15:55 - Ultimo agg. 26 Giugno, 18:20
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Insomma, gli azzurri non si inginocchiano contro l'Austria. La decisione è presa. Anzi, la non decisione è presa. Perché così doveva essere, anche contro il Galles. Ma in cinque, in quell'occasione, hanno appoggiato il ginocchio a terra, e non si è capito bene ancora se l'abbiano fatto perché ci credessero - non tanto alla lotta al razzismo, che ci auguriamo stia a cuore a tutti, ma a quel tipo particolare di protesta - o per solidarietà nei confronti degli avversari del Galles, loro sì compatti nell'inginocchiarsi e nell'aderire. 

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Cosa vi costerebbe?

Ma non si dica insomma che i nostri ragazzi non abbiano la sensibilità per aderire a questo genere di iniziative, per abbracciare la causa regina delle lotte per i diritti civili, "blacklivesmatter", una causa che da anni fa il giro del mondo, proseliti, adesioni, anche se - dicono - sia in fase calante. «Noi da anni siamo in prima linea contro il razzismo, con una serie di nostre iniziative, nessuno ci dica cosa dobbiamo e non dobbiamo fare», è la linea della Federcalcio e della Nazionale dall'inizio di questa storia. E però, si chiede chi ancora aspetta di sentire una ragione valida, cosa vi costerebbe farlo? Cosa vi costerebbe inginocchiarvi per un minuto o poco più, tanto dura il tutto?

 

La linea, che il vice capitano Leonardo Bonucci ribadisce, è la seguente: se non si inginocchiano davanti a noi, escluso che ci inginocchiamo noi. Del resto, sottolineano dall'ambiente azzurro, sono solo 4 su 24 le squadre che hanno aderito a questa forma di protesta. E quei cinque ribelli contro il Galles, allora? Sfuggiti al controllo? «Nessun controllo - ancora una voce dalla Nazionale - semplicemente non ci siamo coordinati, diciamo così».
Difficile che il mondo, inteso come il mondo che vive, ragiona, sente fuori da un campo di calcio, ritenga esaustiva questa spiegazione. E però, questo passa il convento.

«Perché non lo chiedete a tutti gli sportivi, alle squadre di club, perché lo chiedete solo a noi?», la domanda che circola nello spogliatoio azzurro.

Unita ad una riflessione, con annesso retropensiero, tutta italica. «Ora che va tutto bene, che siamo uniti, che non ci sono polemiche, la polemica dobbiamo proprio andarcela a cercare».

E contro il Belgio?

Per carità di Dio, pensino solo a giocare i nostri azzurri. L'Austria merita tutta la concentrazione del caso, non sia mai che dovessero accollare al dibattito che questa storia ha generato un eventuale non auspicabile passo falso. Ma proprio nella speranza che la nostra Nazionale superi gli ottavi, e nell'eventualità che trovi sulla sua strada il Belgio di Lukaku, che faranno i nostri eroi il 2 luglio, quando i rossi si inginocchieranno compatti, come hanno sempre fatto fino ad ora? Ai posteri l'ardua sentenza. 

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